C’è un modo di riconoscersi al primo sguardo, da queste parti, che passa per la luce sulle pietre e per il rumore dell’acqua. Il Tanaro che si allunga in pianura dopo aver stretto i denti tra le gole, il Monviso che appare all’improvviso dietro una curva e ti fa misurare il respiro, come quando si rientra a casa dopo un viaggio lungo. È un paesaggio che non si limita a fare da sfondo, ma che organizza la vita, i turni, i tempi della campagna e quelli della scuola. Nelle chiacchiere al bar ci sta tutto, perfino una divagazione su Vave Casino Italy per giocare online, che fa sorridere e poi scivola via, perché a Cuneo le cose serie sono altre, sono le strade che si aprono dopo la nebbia e la neve che detta l’agenda.
Tanaro: una spina dorsale che racconta lavoro e stagioni
Il Tanaro nasce in alta quota, da acque fredde che vengono dall’ombra dei versanti, e si fa strada verso il Po come un compagno ostinato. È il fiume che ci ha insegnato a misurare le stagioni con precisione quasi artigiana. Quando è gonfio di pioggia chi sta a valle lo guarda con rispetto, quando si stende pigro a fine estate le campagne lo seguono con un occhio interessato, perché dall’acqua dipende il calendario della semina e dell’irrigazione. Nei mesi giusti è una riga azzurra che promette frutta e fieno, mele che profumano di fresco nei magazzini della Granda e noccioleti che disegnano pettini regolari sulle colline.
Monviso: la montagna sentinella e la grammatica della neve
Lo chiamano Re di Pietra, e non serve aggiungere altro. Il Monviso è un triangolo che occupa la memoria prima ancora della mappa. I suoi quattromila meno una manciata di metri insegnano una grammatica speciale, quella della neve che arriva, che si compatta, che si scioglie. La neve è un lessico che da noi significa strade che si aprono con pazienza, tetti da liberare, boschi che si caricano di silenzio. Ma è anche riserva d’acqua per la stagione secca, garanzia per le sorgenti, promessa di fioriture che a primavera sorprendono i prati. A Limone Piemonte il primo scatto di molti bambini è in tuta da sci, su piste che hanno visto generazioni imparare a cadere e a rialzarsi.
Valli e paesi: una geografia che modella la vita
La provincia di Cuneo ha un’aria di frontiera, e non solo perché le montagne guardano la Francia o perché i valichi fanno parte del nostro modo di parlare. Nelle valli Maira e Varaita, in Stura e in Gesso, ogni curva custodisce un mestiere. C’è chi sale per la legna, chi scende per il turno in fabbrica, chi fa avanti e indietro per la scuola dei figli. La geografia diventa una misura del tempo, con i paesi a grappolo e le strade che si allungano come nastri di asfalto tra i campi.
Acque che nutrono: agricoltura, frutteti e una cultura del dettaglio
Dalle mele allo yogurt, dal formaggio che profuma di erba al vino che racconta le colline, l’acqua che scorre dai versanti al fondovalle sostiene una filiera intera.Potrebbe interessarti
Quando l’acqua si fa notizia: piene, frane, paure condivise
Ogni tanto l’acqua cambia voce e si fa cronaca. Le piene del Tanaro e dei torrenti lasciano cicatrici, ricordano che la natura ha una memoria molto più lunga della nostra. In quei giorni la provincia intera diventa una squadra, con i volontari che si passano le mani e con le amministrazioni che tengono il punto. Si rimette in ordine, si contano i danni, si discute di argini e di manutenzione, si promette di fare meglio.
La pianura che accoglie: strade diritte e orizzonti pratici
Scendendo dai versanti la pianura cuneese si apre e invita a ragionare in grande. Strade più diritte, campi ordinati, capannoni che raccontano la manifattura. Qui il Tanaro è un compagno discreto, non fa spettacolo, porta servizio. La logistica incontra l’agroalimentare, le piccole e medie imprese costruiscono il carattere pragmatico di questa terra. Non c’è voglia di slogan, c’è l’ambizione di far bene le cose.






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