

Nella foto la coppa della Champions League che sarà assegnata a Budapest
Solo poche settimane fa sembrava un obiettivo ambizioso al limite dell’irreale. Oggi, invece, l’idea di vedere cinque squadre italiane nella prossima Champions League assume i contorni di un traguardo realistico, sostenuto da una classifica Uefa che si è improvvisamente accorciata.
Il coefficiente stagionale per Paese, quello che assegna un posto aggiuntivo alle prime due nazioni, sta diventando un termometro da seguire con il fiato corto. L’Italia è terza, aggrappata ai suoi 9.571 punti, frutto di una rimonta costruita grazie ai successi di Juventus, Napoli e soprattutto Atalanta, capace di superare l’Eintracht e sottrarre alla Germania quel margine minimo che oggi la separa dai nostri club. I tedeschi restano davanti, ma solo di qualche decimale, mentre l’Inghilterra continua a correre forte, sospinta dalla sua flotta di nove squadre impegnate nelle coppe.
La distanza ridotta invita a sperare, ma impone lo stesso grado di prudenza: il Portogallo, staccato di un soffio, incombe alle spalle e rende pesantissima la prossima sfida europea tra Benfica e Napoli. Alle sue spalle si muove un gruppo sorprendente, con Polonia, Spagna e Cipro racchiuse nello spazio di pochi punti. Il panorama è talmente compresso da poter cambiare volto nell’arco di un turno solo, con esiti che potrebbero ribaltare completamente l’ordine del ranking.
Per questo la rimonta italiana non può accontentarsi dell’entusiasmo: servirà continuità, quella capacità di macinare punti nelle fasi a eliminazione che spesso fanno la differenza tra una buona campagna europea e un salto di qualità decisivo. Avanzare nei turni, pesare negli scontri diretti, non perdere occasioni. È così che un obiettivo considerato fragile fino a un mese fa può trasformarsi in un diritto acquisito. E la sensazione, oggi, è che la corsa sia appena cominciata.