Castellammare – Il terremoto giudiziario che ha scosso Castellammare di Stabia la scorsa settimana non ha finito di produrre le sue scosse di assestamento. Mentre la città fa ancora i conti con il maxi-blitz che ha svelato la morsa del clan D'Alessandro sul tessuto economico locale, un nuovo fascicolo scotta sulla scrivania della Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli.
Al centro della scena non ci sono solo i gruppi criminali di Scanzano, ma i parenti stretti di chi siede tra i banchi dell'assise cittadina.
Sotto la lente della Procura antimafia sono finiti il figlio e il nipote di Nino Di Maio, attuale consigliere comunale e presidente della commissione pari opportunità. Un fulmine a ciel sereno che rischia di trasformarsi in una tempesta politica.
La notizia, anticipata da Il Fatto Quotidiano, trova riscontro in un atto preciso: l'ordinanza di proroga delle indagini firmata dal Giudice per le indagini preliminari, Maria Luisa Miranda.
Il triangolo degli indagati
Il provvedimento, datato fine luglio ma emerso solo ora tra le pieghe della voluminosa ordinanza sulle infiltrazioni economiche del clan, concede al sostituto procuratore Giuseppe Cimmarotta altri sei mesi per scavare.
I nomi iscritti nel registro degli indagati per il reato di associazione di stampo mafioso (416-bis) disegnano un triangolo inquietante. Ai vertici ci sono Vincenzo Di Maio, 50 anni (figlio del consigliere), e il giovane omonimo Nino Di Maio, 28 anni (nipote del politico). Il terzo vertice è quello che preoccupa di più gli inquirenti: Ugo Lucchese, 63 anni.
Per chi conosce le dinamiche criminali stabiesi, quel nome non è nuovo.Potrebbe interessarti
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L'ipotesi accusatoria è che i due Di Maio abbiano stretto un patto, un vincolo associativo proprio con Lucchese, muovendosi nell'orbita della cosca che da decenni detta legge a Castellammare.
Dal blitz economico ai legami politici
Questa nuova pista investigativa si innesta sul tronco principale dell'inchiesta che, solo pochi giorni fa, ha portato all'esecuzione di numerose misure cautelari. L'operazione della scorsa settimana aveva già scoperchiato il "vaso di Pandora" delle infiltrazioni camorristiche nell'economia reale: appalti, forniture, gestione di attività commerciali.
Ora, la scoperta che i familiari di un esponente di rilievo della maggioranza consiliare siano indagati per aver fatto "squadra" con un presunto affiliato, getta un'ombra lunga anche sul Palazzo.
Sebbene il consigliere Nino Di Maio non risulti indagato, la posizione dei suoi congiunti – e la gravità del reato ipotizzato – riaccende i riflettori su quella "zona grigia" dove politica e criminalità rischiano di sfiorarsi.
La Dda vuole vederci chiaro: capire se quei rapporti con "Ugariello" fossero limitati a fatti personali o se nascondessero interessi più ampi, funzionali al rafforzamento del potere del clan D'Alessandro sul territorio. I prossimi sei mesi saranno decisivi per trasformare i sospetti in accuse formali o per archiviare la posizione dei due indagati.
Nei giorni scorsi sindaco di Castellammare di Stabia Luigi Vicinanza ha dichiarato fuori dalla sua coalizione i consiglieri Gennaro Oscurato e Nino Di Maio. Il primo intercettato mentre parlava con il cassiere del clan ovvero Michele Abbruzese o' paciarello anciano boss e cugino del defunto padrino Michele D'Alessandro.






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