

La sede della Corte di Cassazione
Roma - Colpo di scena nella lunga vicenda giudiziaria che vede al centro una lussuosa villa ad Altavilla Irpina (Avellino), considerata il frutto dei proventi di attività usuraie. La Corte di Cassazione ha infatti annullato la misura della confisca che gravava sull'immobile, un provvedimento che era stato confermato in appello e disposto in primo grado.
La Suprema Corte – II Sezione Penale – ha accolto il ricorso presentato dal difensore, il cassazionista Dario Vannetiello, ribaltando la sentenza emessa il 20 febbraio 2025 dalla Corte d'Appello di Napoli (sezione VI) e, a cascata, anche la precedente decisione del Tribunale di Avellino del 27 settembre 2016.
La villa, il cui valore al momento del sequestro era stato quantificato in 600 mila euro, era finita sotto la scure della giustizia in quanto ritenuta edificata con il denaro illecito accumulato dal pregiudicato Marino Roberto nel corso degli anni, attraverso una ramificata attività di usura.
Mentre la battaglia sulla confisca riparte da zero, è stata invece confermata la sentenza di condanna per l'imputato Marino Roberto. L'usuraio è stato definitivamente sanzionato con 4 anni e 6 mesi di reclusione per ben cinque episodi di usura pluriaggravata commessi nel territorio irpino tra il 2010 e il 2013.
La pena, considerati gli interessi economici in gioco, la pluralità dei delitti e la posizione di recidivo del reo, appare mite per gli addetti ai lavori, ma definisce il quadro di responsabilità penale per i crimini contestati.
L'annullamento della Cassazione non comporta l'immediata restituzione del bene, ma sposta nuovamente il fascicolo a Napoli. La parola passerà infatti a una nuova sezione della Corte d'Appello di Napoli.
Questa dovrà riesaminare il caso attenendosi ai principi di diritto che verranno stabiliti e depositati dalla Corte di Cassazione. È su questi principi che si giocherà la partita decisiva per i coniugi Marino, che ora hanno la concreta possibilità di ottenere la definitiva restituzione del lussuoso immobile. Sarà l'interpretazione dei criteri di proporzionalità e provenienza illecita, come ridefiniti dalla Suprema Corte, a decretare il futuro della villa.