Cronaca Giudiziaria

Camorra i pentiti raccontano Il carcere invisibile: telefoni, ordini e il potere dietro le sbarre

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Il carcere di Secondigliano, nelle ore di colloquio e nei corridoi del reparto di alta sicurezza, è stato per anni la vera cabina di regia del potere criminale degli Amato-Pagano e della Vanella Grassi.

Dietro le mura grigie, dove il silenzio dovrebbe spegnere i comandi e spezzare i legami, la voce dei boss continuava invece a muovere uomini, armi e piazze di spaccio.

È qui che — secondo gli atti dell’inchiesta del 2023, quella che ha svelato il traffico di telefoni e droga introdotti con i droni — prende corpo la rete sotterranea che permetteva a uomini come Elia Cancello, Luigi Diano detto “Cicciotto” e Enzo Notturno di continuare a esercitare il loro potere anche in stato di detenzione.

Un filo invisibile, fatto di pizzini, telefoni clandestini e colloqui pilotati, collegava le celle alle strade di Scampia, San Pietro a Patierno e Secondigliano.

Secondo quanto riferito dal collaboratore di giustizia Raffaele Paone, detto “Rafaniello”, lui stesso aveva usato più volte telefoni “di reparto” per comunicare con l’esterno, sotto la supervisione di altri affiliati.

Gli inquirenti hanno documentato che i contatti tra detenuti e uomini liberi erano costanti: “Ogni giorno giravano messaggi da cella a cella – racconta Paone nei verbali del 19 novembre 2024 – e chi usciva in colloquio faceva da ponte. Bastava una parola, un nome scritto su un pacchetto di sigarette, e tutto il clan sapeva cosa fare”.

Uno dei passaggi più significativi è quello in cui viene ricostruito il ruolo di Elia Cancello dopo la scarcerazione del 2021.

Secondo le ricostruzioni del collaboratore, Cancello aveva mantenuto contatti con la struttura interna del clan grazie a un flusso costante di pizzini che uscivano dal carcere attraverso familiari e compagne di altri affiliati.

In uno dei provvedimenti cautelari del 2024 viene citata una nota dei ROS che parla chiaramente di “un sistema di corrispondenza occulta tra i vertici detenuti e gli affiliati liberi, basato su biglietti manoscritti con linguaggio cifrato e intermediari familiari”.

Nei colloqui intercettati, i toni cambiano: i comandi sono velati, i riferimenti in codice.
Un “saluto a Nando” significava approvvigionamento di droga; “il ragazzo dei palazzi” indicava un nuovo referente per la piazza dei Sette Palazzi, feudo della famiglia Cifariello, fedelissima agli Amato-Pagano.

Dietro le frasi apparentemente innocue, il linguaggio convenzionale del clan serviva a coordinare il traffico e a far rispettare le alleanze.

Ma non c’erano solo parole.

Nei fascicoli del procedimento 17901/2023, che portò all’arresto di Paone per una tentata estorsione, gli investigatori annotano che il collaboratore “utilizzava quotidianamente telefoni cellulari all’interno del carcere di Secondigliano, mantenendo contatti con affiliati liberi e detenuti di altri padiglioni”.
Quei contatti non servivano solo a regolare affari o riscossioni: erano lo strumento con cui il clan si ridefiniva in tempo reale, gestendo il passaggio di potere e l’equilibrio tra i gruppi dopo la crisi interna seguita alla faida del 2016.

I pizzini sequestrati durante le perquisizioni del 2024 raccontano lo stesso copione.
In uno di essi, attribuito al circuito di Cicciotto Diano, si legge una frase in apparenza innocua:

“Il fratello di Elia ha la chiave, ma non deve aprire fino a quando non torna il signore”.
Secondo gli investigatori, era un ordine a non riaprire una piazza di spaccio nel Lotto G, in attesa del via libera dei vertici detenuti.

Ogni ordine, ogni consenso, passava da lì: dal carcere.

I detenuti erano le antenne, i familiari gli snodi, i colloqui la rete.
E se un affiliato all’esterno aveva dubbi o esitazioni, bastava “una visita” al padiglione di Secondigliano per ricevere istruzioni dirette.
In una conversazione registrata nel 2023 tra due donne, moglie di un recluso e sorella di un altro, si sente chiaramente una delle due dire:

“Ha detto Elia che il Lotto resta nostro, ma niente casino. Le mani ferme, fino a nuovo ordine.”Era la voce della continuità, quella che nessuna sbarra era riuscita a spegnere.

4. continua

RIPRODUZIONE RISERVATA Articolo pubblicato il 7 Novembre 2025 - 21:19 - Giuseppe Del Gaudio
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Giuseppe Del Gaudio