Dall’inchiesta e dal blitz che due giorni fa ha portato in carcere le nuove leve del clan Licciardi della Masseria Cardone e i Russo di Nola emerge una struttura piramidale che gestiva il giro delle scommesse clandestine e che avrebbe fatto incassare alle due consorterie criminali milioni di euro annui.
Al vertice i titolari delle piattaforme (Licciardi), poi master/agent (Cavezza, Alla, altri tecnici), quindi agenzie e sub‑agenzie sul territorio, fino ai sub‑agenti che gestiscono la raccolta delle giocate e sopportano rischi di perdite.
Il sistema era basato su piattaforme .com estere, agenzie di facciata e una rete piramidale di ruoli e profitti.
Grazie all'inchiesta sono stati scoperti gruppi WhatsApp riservati, accessibili solo a soggetti dotati di password e competenze tecniche, conferma la stabilità del vincolo, l’organizzazione dei mezzi e la volontà di proseguire nel tempo l’attività criminosa.
Ruoli e gerarchia dell'associazione
Dall'inchiesta emerge che Gennaro e Antonio Licciardi, insieme a Luigi e Francesco Pio Carella, erano i capi e promotori del sistema, cioè al vertice decisionale e proprietario delle piattaforme di gioco.
Alla Endri e Maiello Mario vengono delineati come organizzatori tecnici, mentre Cavezza Domenico e De Maria Giovanni operano quali loro collaboratori, curando concretamente gestione informatica, siti e rapporti operativi.
L’innesto dei Russo di Nola
Gli esponenti del clan Russo si inseriscono nella rete delle scommesse avvalendosi dell’agenzia “PJ Nola” e di sub‑agenzie dedicate, con il compito di presidiare il territorio nolano nel settore dei giochi online.
Ammirati Mario, Biondi Antonietta, Costanzo Pasquale, Mazzola Giovanni e Pezone Alessio sono inseriti nel sistema come gestori di sub‑agenzie collegate a PJNola, che avrebbero veicolato scommesse verso le piattaforme clandestine riconducibili all’alleanza Russo‑Licciardi.
Il modello tecnico‑organizzativo delle piattaforme
Le intercettazioni ambientali del maggio e novembre 2023 fanno emergere un sistema di gioco strutturato su piattaforme online (“casino” virtuali), spesso con dominio .com e server esteri, come “GOODBET”, “PLANET365/Planetbet365” e “MYBET”.
E infatti gli indagati, ignari di essere intercettati, illustrano due modalità operative: come “banco” (reseller che noleggia la pagina personalizzata, la cd.Potrebbe interessarti
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Dalle intercettazioni emerge con chiarezza chi comanda, come funziona il sistema tecnico delle piattaforme e come si intrecciano i ruoli tra Licciardi e Russo nel business delle scommesse online clandestine.
Indicativa è una intercettazione del 13 novembre del 2023, in cui Gennaro Licciardi indica MYBET come piattaforma di famiglia intestata al fratello Antonio, e la definizione del modello “reseller” con sito e servizi personalizzati a fattura.
Ma ci sono anche le intercettazioni presso l’abitazione di Gennaro Nappi, in particolare quelle del marzo e settembre 2023 che documentano la volontà di Michele Russo “piccolo” di inserirsi nel sistema creato dai Licciardi e la scelta di utilizzare l’esperienza e i contatti di Cavezza come canale tecnico‑organizzativo.
La logica della “skin” e del noleggio
La “skin” viene descritta come il pacchetto di servizi che comprende veste grafica del sito, infrastruttura tecnica, assistenza h24 e collegamenti con i giocatori, dietro pagamento di un canone periodico assimilato a una “fattura”.
Ma ci sono anche momenti di tensione nell'organizzazione a causa del mancato pagamento delle “fatture” perché esiste un obbligo economico verso i detentori delle piattaforme (i Licciardi) e che le agenzie territoriali sono di fatto concessionarie di un servizio illecito. In una intercettazione del novembre 2024, si parla di “pagare la fattura” per poi destinare i proventi allo “Zio” (individuato come Gallucci Antonio). E ciò dimostra il flusso dei soldi verso i referenti di vertice, oltre il perimetro tecnico delle piattaforme.
Le agenzie di facciata e il “doppio binario”
Le agenzie territoriali appaiono formalmente collegate a siti .it autorizzati dall’AAMS/ADM, ma in realtà operano su un doppio binario: una “facciata” legale e un circuito parallelo illegale con estensioni .com e .net, dove il clan gestisce direttamente il banco e i profitti.
Le stesse sale, secondo le indagini, mantengono in regola solo il punto .it, mentre i clienti più remunerativi vengono dirottati telefonicamente o da casa sui siti .com, così da eludere controlli e imposizione fiscale e quindi e le giocate non sono tracciate dal fisco né dall’ADM.
Le stesse intercettazioni riportano la formula “nella sala fai il punto .it tutto apposto… i clienti da casa li butti sopra al .com”, evidenziando come, a livello tecnico, l’interfaccia legale e quella illegale convivano sulla stessa infrastruttura fisica e sugli stessi terminali, con un semplice cambio di dominio e credenziali.
L'inchiesta tratteggia un sistema camorristico di seconda generazione, guidato da figure come Gennaro “’o Baffone” Licciardi e l’ingegnere Michele Russo, che hanno trasformato il tradizionale controllo del territorio in una holding delle scommesse online, fondata su tecnologia, finanza criminale e reti di agenzie apparentemente legali.
(nella foto da sinistra Gennaro Licciardi, Antonio Russo, Endri Alla, Gennaro Nappi e Luigi Carella)






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