Nella foto l'arrestato Vittorio De Luca e don Maurizio Patriciello
Caivano – La scena, secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, è di quelle destinate a restare impresse: un proiettile consegnato in chiesa, a un prete simbolo della lotta alla camorra, al termine di una lunga scia di intimidazioni.
Per questo il Tribunale di Napoli ha disposto il giudizio immediato per Vittorio De Luca, suocero del boss del Parco Verde Mimmo Ciccarelli detto caciotta, attualmente agli arresti domiciliari, accusato di aver perseguitato per anni don Maurizio Patriciello, parroco in prima linea contro i clan e il degrado nel rione simbolo della Terra dei fuochi.
Secondo l’impianto accusatorio, De Luca avrebbe messo in atto una vera e propria campagna di pressione e molestia nei confronti del sacerdote: appostamenti sotto la parrocchia e nei pressi dell’abitazione, frasi offensive rivolte al prete anche davanti ai fedeli, disturbo delle celebrazioni liturgiche e scritte intimidatorie comparse sui muri del quartiere. Un crescendo di episodi che, per la Procura, non sarebbero semplici manifestazioni di ostilità personale, ma segnali chiari e ripetuti di minaccia verso una figura scomoda per gli equilibri criminali della zona.
Il momento più grave, riportato negli atti, sarebbe avvenuto proprio all’interno della chiesa del Parco Verde: qui De Luca avrebbe consegnato a don Maurizio Patriciello un proiettile, gesto che gli investigatori leggono come un avvertimento inequivocabile.
Un messaggio di morte, recapitato nel luogo che per eccellenza dovrebbe essere spazio di protezione, preghiera e comunità. Un confine simbolico violato che ha spinto gli inquirenti ad accelerare sul fronte giudiziario, optando per il giudizio immediato.
Don Maurizio, da anni volto noto della battaglia contro la camorra, le discariche illegali e l’abbandono istituzionale del Parco Verde, è già stato più volte nel mirino di ambienti criminali e ostili alla sua opera di denuncia. Le sue omelie, le manifestazioni pubbliche, le denunce su roghi tossici e spaccio, lo hanno trasformato in un punto di riferimento per tanti cittadini, ma anche in un bersaglio per chi considera intollerabile la luce accesa su un territorio che per troppo tempo è rimasto nelle mani dei clan.
La decisione del Tribunale di Napoli di disporre il giudizio immediato fotografa la gravità del quadro probatorio raccolto dagli inquirenti. Niente udienza preliminare: si va direttamente a processo, dove De Luca dovrà rispondere delle accuse di atti persecutori, minacce e molestie aggravate dal contesto ambientale e dalla particolare qualità della persona offesa.
Al centro del dibattimento, oltre alla ricostruzione puntuale degli episodi, ci sarà il tema del condizionamento esercitato sul tessuto sociale del quartiere attraverso l’intimidazione della sua guida spirituale.
La vicenda, ancora una volta, accende i riflettori nazionali su Caivano, dove tra l'altro oggi e domani si torna al voto per eleggere il nuovo sindaco e il nuovo consiglio comunale dopo due scioglimenti per condizionamenti della camorra, e dove la lotta quotidiana di una parte della popolazione per legalità e dignità si scontra con la presenza radicata della criminalità organizzata.
Ora sarà l’aula di giustizia a dover stabilire se quella lunga sequenza di appostamenti, frasi offensive, molestie in chiesa, scritte sui muri e, soprattutto, quel proiettile consegnato al prete anticamorra, costituiscano un disegno persecutorio mirato a zittire una voce scomoda.
Il processo a Vittorio De Luca diventa così, oltre che un passaggio giudiziario decisivo, anche un banco di prova sul livello di tutela che lo Stato è in grado di garantire a chi, come don Patriciello, sceglie di esporsi in prima persona contro i poteri criminali.