Un’altra morte, un’altra solitudine. Carmine Griffone, 55 anni, vigilante privato originario di Tufara Valle, ha perso la vita durante un turno notturno alla stazione EAV di Apollosa, nel Beneventano. Era solo, come troppo spesso accade in questo settore dimenticato, e la sua tragedia è diventata il simbolo di un sistema che continua a sacrificare la sicurezza dei lavoratori sull’altare dell’indifferenza.
La vicenda ha scosso profondamente il comparto della vigilanza privata e acceso la protesta dell’UGL Sicurezza Civile, che con una lettera indirizzata ai prefetti di Napoli, Caserta, Salerno, Avellino e Benevento, chiede misure immediate e concrete.Potrebbe interessarti
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“Nel 2025 non è più tollerabile che si muoia sul lavoro, e per di più da soli”, denunciano i sindacalisti, ricordando che la normativa vigente – in particolare il Decreto Legislativo 81 del 2008 – prevede già misure di tutela per chi opera senza supporto diretto. Eppure, come nel caso di Griffone, queste regole vengono troppo spesso ignorate o disattese.
L’UGL invoca un incontro urgente sotto la guida del prefetto di Benevento o di Napoli per chiarire le responsabilità e fissare nuovi standard minimi di sicurezza. Ma la richiesta è accompagnata da una minaccia esplicita: senza risposte concrete, il settore della vigilanza privata si fermerà. “Non ci saranno altri Carmine – o non ci sarà più chi sorveglia,” conclude la nota del sindacato. “La memoria di Griffone deve diventare il punto di svolta verso un lavoro davvero sicuro per tutti.”





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