

in foto il liceo scientifico di sant'angelo dei lombardi
Sant'Angelo dei Lombardi - Aule gelide, strutture inadeguate, sicurezza messa in discussione e un senso di profondo abbandono. È la fotografia delle condizioni in cui, da due anni, si trovano a studiare gli studenti del Liceo Linguistico di Sant’Angelo dei Lombardi, trasferiti all’ultimo piano di un edificio che in passato ospitava gli uffici dell’INPS.
“Dentro ci sono 10 gradi, quando la normativa nazionale stabilisce un minimo di 18°C”, denunciano gli studenti. “Passiamo le ore con giubbotti e sciarpe. Non è scuola, è resistenza”.
La situazione nasce due anni fa, quando un dirigente scolastico in reggenza decide di spostare la sede del linguistico nel palazzo oggi contestato.
Il piano superiore, dove oggi si trovano le classi, era stato usato raramente. Ora ospita un intero indirizzo, mentre al piano inferiore — un tempo occupato da alcune classi di ragioneria — è rimasto soltanto il biennio.
“Siamo completamente distaccati dagli altri indirizzi dell’istituto”, spiegano gli studenti. “Viviamo una condizione di isolamento fisico e gestionale”.
A preoccupare non sono soltanto le temperature. La struttura presenta diverse criticità: Le scale d’emergenza sono interne, non esterne, come previsto dalle norme di sicurezza. Le porte antipanico funzionano male e spesso si inceppano. Le finestre non si chiudono correttamente, lasciando filtrare aria fredda senza sosta.
Una combinazione che rende l’ambiente “estremamente difficile e potenzialmente pericoloso”, ricordando che Sant’Angelo dei Lombardi fu uno dei comuni più colpiti dal terremoto del 1980.“Nessuno ci difende. Anzi, dicono che siamo noi a non voler fare lezione”
“Da due anni viviamo così e nessuno prende davvero le nostre difese”, spiegano. “Ci sentiamo persino dire che siamo noi a non voler fare lezione. La verità è che è impossibile restare sei ore in aula con queste condizioni”.
Il paradosso, dicono, è stato raggiunto il 23 novembre, giorno della memoria del sisma del 1980: “Mentre ci fanno partecipare a una giornata di sensibilizzazione, la scuola cade a pezzi. I tecnici sostengono che la struttura è a norma, ma la realtà è davanti agli occhi di tutti”.
La comunità scolastica riconosce la buona volontà di sindaca, vicepreside e vicario, ma lamenta soluzioni soltanto parziali.
Il dirigente scolastico, spiegano gli studenti, “è in reggenza, vive a Napoli ed è poco presente. Non può garantire un controllo costante”.
Intanto, nella sede centrale dell’istituto, la situazione è completamente diversa: “Lì si sta al caldo. Qui da noi si gela”.
Gli studenti chiedono un intervento concreto:“Per noi sarebbe fondamentale che venisse realizzato un servizio sulla nostra scuola. La visibilità mediatica potrebbe finalmente costringere qualcuno ad affrontare il problema”.
Un appello che suona come l’ultima richiesta di aiuto di una comunità scolastica che chiede soltanto di poter fare scuola in sicurezza — e a una temperatura dignitosa.