Negli ultimi anni, la ricerca biomedica ha rivelato una connessione sempre più stretta tra salute orale e malattie sistemiche, aprendo scenari inediti anche in oncologia. Una delle correlazioni più discusse è quella tra il cancro del colon-retto e la presenza del batterio Fusobacterium nucleatum, un microrganismo spesso riscontrato nella placca dentale e in pazienti con malattia parodontale. Studi condotti da istituti internazionali, tra cui la Columbia University College of Dental Medicine, hanno messo in evidenza come questo batterio possa non solo proliferare in presenza di tessuti tumorali, ma anche contribuire attivamente alla loro crescita.
Il ruolo del Fusobacterium nucleatum nel cancro del colon
L’attenzione scientifica verso Fusobacterium nucleatum nasce dal fatto che questo batterio, normalmente parte del microbiota orale, è capace di migrare attraverso il flusso ematico e colonizzare tessuti extraorali, in particolare quelli intestinali. La ricerca pubblicata su EMBO Reports ha dimostrato che il microrganismo utilizza una proteina adesiva, chiamata FadA (Fusobacterium adhesin A), per legarsi alle cellule epiteliali e alle cellule tumorali del colon.
Questo legame non è casuale: le cellule neoplastiche esprimono una proteina chiamata Annessina A1, che facilita l’adesione batterica. In pratica, si crea un circolo patogeno: il batterio favorisce la crescita del tumore e, allo stesso tempo, il tumore facilita la colonizzazione del batterio. Tale meccanismo non solo amplifica la proliferazione cellulare, ma potrebbe anche rendere il microambiente tumorale più resistente alle difese immunitarie.
Le ricerche suggeriscono che Fusobacterium nucleatum riesca a modulare le risposte infiammatorie, interferendo con le vie di segnalazione cellulare e stimolando processi pro-infiammatori cronici. Questo spiega perché soggetti con gravi malattie gengivali, o con infezioni parodontali non trattate, mostrino un rischio superiore di sviluppare tumori del tratto gastrointestinale rispetto alla popolazione generale.
Evidenze cliniche e fattori prognostici
Uno studio su un campione di 466 pazienti affetti da carcinoma del colon-retto ha evidenziato che i soggetti con livelli più elevati di Fusobacterium nucleatum e di Annessina A1 tendevano a mostrare un decorso clinico più rapido e una prognosi meno favorevole. Questi risultati hanno suggerito che l’espressione della molecola possa costituire un biomarcatore prognostico, utile per valutare la progressione della malattia e la risposta ai trattamenti.
Il potenziale clinico di questa scoperta è duplice: da un lato consente di identificare pazienti a rischio attraverso esami microbiologici e molecolari, dall’altro apre la strada a nuove strategie terapeutiche, ad esempio mirate a ridurre l’interazione tra batteri e cellule tumorali.
Il concetto di biomarcatori orali come indicatori sistemici è uno dei filoni più innovativi della medicina di precisione. Rilevare un’alterazione del microbioma orale — cioè l’insieme dei microrganismi che popolano la bocca — potrebbe, in futuro, diventare parte integrante dello screening oncologico personalizzato.
Malattie parodontali e rischio sistemico
Gli esperti di parodontologia hanno da tempo riconosciuto che la malattia parodontale non si limita a una condizione locale. L’infiammazione cronica delle gengive può favorire la disseminazione batterica e il rilascio di mediatori infiammatori nel flusso sanguigno, contribuendo a disturbi cardiovascolari, metabolici e oncologici.
Il batterio Fusobacterium nucleatum, già noto come parte del cosiddetto “complesso arancione” identificato nella classificazione di Socransky, è implicato in numerose infezioni orali e in processi di distruzione tissutale a carico del parodonto. Quando raggiunge altri distretti corporei, la sua capacità di aderire e penetrare nei tessuti ne fa un potenziale cofattore nello sviluppo di neoplasie.
Il professor Cristiano Tomasi, docente all’Università di Göteborg e socio attivo della Società Italiana di Parodontologia e Implantologia (SIdP), ha sottolineato che la scoperta di una correlazione diretta tra la presenza del batterio e la progressione del cancro del colon apre prospettive di ricerca cruciali. Secondo Tomasi, “l’identificazione precoce di batteri associati a determinate condizioni sistemiche consentirà di integrare la diagnosi odontoiatrica nella medicina preventiva”.
Dalla bocca all’intestino: il microbioma come sistema connesso
Il corpo umano ospita oltre 100 trilioni di microrganismi che compongono il microbioma, un ecosistema dinamico che influenza digestione, immunità e perfino il metabolismo. Quando l’equilibrio di questo sistema viene alterato — condizione nota come disbiosi — si possono instaurare meccanismi patologici in grado di incidere sull’intero organismo.
Nel caso del microbioma orale, una cattiva igiene, l’uso eccessivo di antibiotici, lo stress ossidativo e una dieta povera di fibre possono modificare la flora batterica, permettendo la proliferazione di specie opportunistiche come Fusobacterium nucleatum. Una volta introdotte nel circolo sistemico, queste specie possono raggiungere l’intestino e interferire con la barriera epiteliale, promuovendo l’infiammazione cronica e la formazione di microambienti tumorali.
Secondo un’analisi pubblicata su Quotidiano Sanità, il 38 % degli italiani soffre di problematiche gengivali non trattate, e circa il 19 % presenta forme di parodontite avanzata.Potrebbe interessarti
Fusobacterium nucleatum e perimplantite: una nuova ipotesi di correlazione
Ricerche recenti hanno evidenziato la presenza del Fusobacterium nucleatum anche in campioni prelevati da pazienti affetti da perimplantite, suggerendo che il batterio possa giocare un ruolo anche nei processi infiammatori legati agli impianti dentali.
Questa scoperta rafforza l’idea che i microrganismi del cavo orale possano agire come mediatori tra salute locale e malattie sistemiche. La perimplantite, che già comporta perdita ossea attorno all’impianto e rischio di fallimento della riabilitazione, potrebbe costituire un ulteriore punto d’ingresso per batteri patogeni nel sistema circolatorio.
La sovrapposizione tra microbi patogeni di origine orale e disturbi sistemici è oggi oggetto di studi interdisciplinari che coinvolgono odontoiatri, gastroenterologi e microbiologi molecolari. Il tracciamento delle specie batteriche comuni ai due distretti (orale e intestinale) sta fornendo prove sempre più solide di un asse “bocca–intestino” di importanza clinica.
Prevenzione e igiene orale come strategia sistemica
L’idea che una corretta igiene orale possa avere effetti protettivi anche su organi lontani non è più solo una teoria. Gli esperti raccomandano visite periodiche dal dentista, soprattutto in soggetti con familiarità oncologica, malattie croniche o predisposizioni infiammatorie.
Programmi di prevenzione integrata stanno emergendo in diversi Paesi, con l’obiettivo di includere controlli odontoiatrici nei protocolli di screening di patologie sistemiche. In Italia, tuttavia, i dati rivelano che quasi il 60 % della popolazione rinuncia a cure dentali regolari per motivi economici. Questa rinuncia, secondo le stime, può tradursi in un aumento esponenziale del rischio di complicanze infiammatorie e infezioni croniche.
L’educazione alla salute orale deve quindi essere considerata parte integrante della prevenzione oncologica. Evitare accumuli di placca, mantenere una dieta equilibrata, ridurre il consumo di zuccheri e tabacco e sottoporsi a controlli professionali di igiene possono ridurre sensibilmente la proliferazione di batteri opportunisti.
Per informazioni e aggiornamenti professionali in ambito odontoiatrico, è possibile consultare i portali dedicati ai dentisti e alle pratiche di salute orale basate su evidenze scientifiche.
Verso una nuova medicina orale di precisione
Gli studi sul rapporto tra microbioma orale e cancro del colon si inseriscono in una visione più ampia della medicina di precisione, che mira a individuare fattori individuali di rischio basati sul profilo genetico e microbico del paziente.
Nel prossimo futuro, test diagnostici basati su campioni di saliva o placca potrebbero diventare strumenti di screening complementari per la prevenzione del carcinoma del colon-retto. Parallelamente, si stanno esplorando approcci terapeutici che mirano a modulare il microbioma attraverso probiotici, prebiotici e terapie personalizzate.
L’obiettivo non è soltanto individuare nuove cure, ma soprattutto comprendere come l’ambiente microbico interagisca con l’organismo in modo complesso e bidirezionale. Le implicazioni di questi studi potrebbero estendersi oltre l’ambito oncologico, coinvolgendo cardiologia, endocrinologia e neuroscienze.
Il legame tra salute orale e salute sistemica è ormai uno dei pilastri della ricerca biomedica contemporanea. La consapevolezza che un semplice squilibrio della flora orale possa influenzare lo sviluppo di patologie gravi come il cancro del colon segna una trasformazione radicale nel modo di concepire la prevenzione.
Continuare a indagare questi collegamenti significa promuovere una medicina più integrata, in cui la cura del cavo orale diventa parte di un approccio globale alla salute dell’individuo.
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