I tifosi del Napoli
La trasferta di Champions del Napoli a Eindhoven si è trasformata in un caso di diritti e dignità. Centottanta tifosi azzurri, diretti verso il centro città alla vigilia della partita, sono stati fermati dalla polizia olandese, sottoposti a controlli e trattenuti per ore. Alcuni di loro, come mostrano le foto circolate sui social, hanno ricevuto numeri scritti sulla pelle: un gesto che ha suscitato indignazione e paragoni storici inquietanti.
A denunciare l’episodio è l’avvocato Emilio Coppola, che assiste alcuni dei sostenitori fermati. “La nostra città è sempre pronta a combattere ingiustizie e abusi – scrive su Facebook – e ieri si sono rivisti numeri che non si vedevano dal 1944. Napoli merita rispetto”. Le parole del legale accompagnano il post di uno dei tifosi, che parla di “arresti preventivi” e “violazioni dei diritti civili”. “Siamo stati numerati come ad Auschwitz – scrive – dopo perquisizioni e interrogatori che non hanno portato a nulla, ci hanno espulsi e annullato i biglietti”.
Il tono è durissimo e riflette il sentimento diffuso tra i sostenitori partenopei, che denunciano un trattamento discriminatorio e una gestione repressiva della sicurezza in occasione delle trasferte europee. “Facciamo sacrifici enormi per seguire la squadra – continua il messaggio del tifoso del Napoli – ma siamo trattati come criminali. Questa non è Europa, è una deriva pericolosa”.
L’episodio ha scatenato un’ondata di reazioni sui social e apre ora un fronte legale. Gli avvocati dei tifosi stanno valutando le azioni da intraprendere, mentre cresce la richiesta di un intervento ufficiale delle autorità italiane per chiarire le modalità del fermo e la condotta della polizia olandese. Per molti, ciò che è accaduto a Eindhoven non è solo una questione di calcio, ma di dignità. “Napoli non accetterà mai di essere umiliata così”, conclude l’avvocato Coppola.