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Blitz nel cuore della Terra dei Fuochi: sigilli a fabbrica di infissi a Villa Literno

Denunciato 37enne per rifiuti tossici e abusi ambientali
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Villa Literno  – Il sole calante del pomeriggio di ieri, 15 ottobre, ha illuminato una scena da cronaca nera ambientale: i Carabinieri della Stazione locale, spalle a spalle con gli esperti dell'ARPAC Campania, irrompono in un capannone industriale ai margini di Villa Literno, nel cuore martoriato dell'Agro Aversano.

Quello che doveva essere un controllo di routine si trasforma in un'esplosione di irregolarità: gestione illecita di rifiuti pericolosi, cumuli di scarti metallici abbandonati senza criterio, fumi tossici liberi di avvelenare l'aria

. Risultato? L'intera area aziendale – un dedalo di officine e depositi su migliaia di metri quadrati – finisce sotto sequestro penale, e il titolare, un 37enne del posto amministratore unico di una società specializzata in infissi, viene denunciato a piede libero. Un colpo al torace per l'ecomafia che, da decenni, soffoca questa terra al confine tra Caserta e Napoli, dove il Vesuvio sembra voltare lo sguardo altrove.

L'operazione, battezzata nell'ambito di una più ampia campagna contro lo sversamento e il deposito incontrollato di veleni, parte da segnalazioni anonime di residenti esasperati: odori acre, ruscelli di liquami metallici che filtrano nel suolo, e un viavai sospetto di furgoni carichi di scarti.

I militari,  non perdono tempo: alle 16 in punto, con i tecnici dell'Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale in prima linea, varcano i cancelli arrugginiti dell'azienda. Quello che emerge è un quadro desolante, da manuale del disastro ecologico.

Rifiuti derivanti dalla lavorazione di ferro e acciaio – sia pericolosi, come residui di saldatura con vernici tossiche, sia non – giacciono ammucchiati alla rinfusa, senza la minima separazione per tipologia, in violazione totale del decreto legislativo 152/2006 sul ciclo dei rifiuti.

Nessun registro di carico e scarico, zero formulari di identificazione: un buco nero amministrativo che espone l'impresa a sanzioni da capogiro, fino a 150mila euro per il solo illecito gestionale.

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Ma non è tutto.

L'ispezione, protrattasi fino al tramonto con torce e contatori Geiger per misurare contaminazioni, rivela altre voragini normative. Nelle zone dedicate alla saldatura – cuore pulsante della produzione di infissi in alluminio e PVC – zero cappe di aspirazione per i fumi: polveri fini e vapori metallici si diffondono liberi, un cocktail letale per i polmoni dei lavoratori e per l'aria del quartiere.

E le emissioni in atmosfera? Un miraggio: manca l'autorizzazione integrata ambientale (IPPC), quel via libera ministeriale che dovrebbe garantire che l'impianto non trasformi il cielo in un inceneritore a cielo aperto.

Il 37enne, un volto noto in paese per la sua ditta nata una decina di anni fa come artigiana, si difende balbettando di "errori burocratici", ma le prove sono schiaccianti: verbali, foto e campioni di suolo prelevati per analisi in laboratorio.

Questo blitz non è un fulmine a ciel sereno, ma l'ennesimo tassello in una guerra senza quartiere contro le "ecomafie" che infestano la Campania. Villa Literno, baluardo della Terra dei Fuochi – quel triangolo di fuoco e veleni tra Acerra, Caserta e l'Agro Aversano, bonificato solo sulla carta dopo lo scandalo del 2013 – è un terreno fertile per questi traffici.

Secondo il rapporto Legambiente 2025 sulle ecomafie, la provincia di Caserta registra un +15% di illeciti ambientali rispetto al 2024, con rifiuti industriali come quelli metallici spesso deviati verso discariche abusive per risparmiare sui costi di smaltimento legale.

Non a caso, solo a settembre, i Carabinieri forestali hanno smantellato una rete di sversamenti illegali a Succivo, a due passi da qui, sequestrando 200 tonnellate di scarti plastici. E a Villa Literno?

L'anno scorso, un'operazione simile aveva portato all'arresto di tre complici in un traffico di batterie esauste, con legami sospetti ai clan locali. Le indagini, coordinate dalla Procura di Napoli Nord, non escludono piste più oscure: finanziamenti opachi o connivenze con "consulenti" del settore che chiudono un occhio sui permessi.Per i residenti, è un sospiro di sollievo misto a rabbia.

RIPRODUZIONE RISERVATA Articolo pubblicato il 16 Ottobre 2025 - 17:30 - Gustavo Gentile

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