Ecco lo Schmeichel furioso con il Man United: Perplessità, delusione e un velo di rabbia.
Questi sono i sentimenti che Peter Schmeichel, icona eterna del Manchester United e leggendario portiere danese, non riesce a nascondere quando parla del suo ex club.
Vincitore di tutto con i Red Devils – cinque Premier League, una Champions e una FA Cup sotto la guida di Sir Alex Ferguson – e artefice del trionfo danese all'Europeo del 1992, Schmeichel non ha peli sulla lingua nel podcast BBC Sacked in the Morning.
L'attacco è frontale: il club ha commesso un grave errore lasciando andare Rasmus Hojlund e Scott McTominay al Napoli, optando invece per un colpo di mercato che, a suo dire, puzza di favoritismi e miopia strategica.La scintilla è accesa dalle recenti fortune dei due ex rossoblù in Serie A.
McTominay, ceduto l'estate scorsa per 30,5 milioni di euro al Napoli – dove è diventato un pilastro del centrocampo del campione d'Italia, con gol decisivi e un ruolo da leader –, e Hojlund, prestato ai partenopei per la stagione 2025/26 dopo un'annata tribolata al United.
Il danese, arrivato a Old Trafford nel 2023 con l'etichetta di predestinato, ha trovato nuova linfa sotto il sole di Napoli: già tre gol in cinque partite, servito da assist come manna dal cielo da un Kevin De Bruyne in forma smagliante.
«Lo dico da due anni e mezzo: Hojlund è un attaccante da 25 gol a stagione, ma aveva bisogno di essere seguito», tuona Schmeichel nel podcast. «Basta vedere cosa sta facendo al Napoli con De Bruyne e McTominay: segna gol. Lo abbiamo lasciato andare basandoci sulle statistiche – pochissimi centri la scorsa stagione – e abbiamo preso Sesko. Perché? Perché il nostro direttore viene dal Lipsia, ex club di Sesko, e deve lasciare il segno».
Il riferimento è al trasferimento bomba di Benjamin Sesko, 22enne sloveno prelevato dal RB Lipsia per 85 milioni di euro ad agosto.Potrebbe interessarti
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Schmeichel non risparmia critiche al direttore sportivo, Dan Ashworth, accusato di aver privilegiato legami personali a scapito di una visione a lungo termine. E su McTominay? «Cosa ci fa al Napoli? È un giocatore da Manchester United», sbotta il 61enne, che vede nel centrocampista scozzese la vittima sacrificale di una politica tattica rigida.
«Il problema era la sua versatilità: gli allenatori non si fidavano di lui per costruirgli una squadra attorno, perché non sapevano dargli una collocazione precisa. Vogliono specialisti, non jolly. Lui è stato penalizzato più volte. Onestamente, non capisco perché Hojlund e McTominay siano al Napoli.
Non c’era nessuno con più entusiasmo di Hojlund qui: tifava United da quando aveva 10 anni, i tifosi lo adoravano perché lavorava sodo e non si lamentava mai».Le parole di Schmeichel riecheggiano un coro di lamentele che serpeggia tra gli ex Red Devils. Paul Scholes, altra bandiera del club, aveva già puntato il dito contro la "decisione wired" di cedere i due per inseguire Sesko, definendola un "gioco di ego" che rischia di costare caro in corsa scudetto.
Intanto, i numeri parlano chiaro: al Napoli, Hojlund viaggia al ritmo di un gol ogni 120 minuti, contro i miseri 0,4 del suo ultimo anno a Manchester. McTominay, invece, ha già collezionato due assist e un gol vincente contro la Juventus, contribuendo al 100% di vittorie in trasferta dei partenopei.
Secondo un report Opta, la Serie A ha visto un +15% di "furti di talenti" dalla Premier negli ultimi due anni, con club come il Napoli che, grazie a un budget oculato, stanno rosicchiando margini ai giganti inglesi in crisi di identità.Per Schmeichel, che ha appeso i guanti al chiodo nel 2003 dopo una carriera da sogno (premio Yashin come miglior portiere del Mondiale 1998), questa è più di una critica tattica: è un grido d'allarme per un United che, post-Ferguson, brancola nel buio.
«La sicurezza non è solo vincere trofei, ma costruire fiducia», sembra dire l'ex numero 1, parafrasando il suo mantra. Mentre il Vesuvio illumina le notti azzurre di Hojlund e McTominay – con i tifosi napoletani che già cantano inni in loro onore –, a Old Trafford resta l'amaro in bocca.
In un calcio sempre più globalizzato, dove i trasferimenti milionari si mischiano a storie di riscatti personali, Schmeichel ci ricorda che il vero valore di un giocatore non sta nei numeri freddi, ma nel cuore che batte per una maglia. E il United, forse, dovrebbe imparare a fidarsi di più del suo.
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