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Salerno, le auto rubate la seconda “linea di finanziamento” del clan

Le auto venivano riciclate con targhe straniere e numeri di telaio manomessi. Il generale Carbone: “Un sistema parallelo per sostenere l’organizzazione”
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Salerno - C’era anche un giro di ricettazione e riciclaggio di auto rubate dietro il maxi blitz antidroga che oggi ha portato a 39 arresti nell’ambito dell’inchiesta coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Salerno.

Un “secondo filone” dell’indagine, come lo ha definito il generale Luigi Carbone, comandante provinciale della Guardia di Finanza di Salerno, che ha illustrato i dettagli nel corso di una conferenza stampa.

“Quella delle auto rubate rappresentava una seconda linea di finanziamento dell’intera organizzazione criminale”, ha spiegato Carbone, sottolineando come il traffico di veicoli affiancasse quello di droga nel sostenere le casse del gruppo.

Il meccanismo del riciclaggio

Secondo quanto ricostruito dagli investigatori, le autovetture venivano rubate, poi “ripulite” grazie a sofisticati interventi di manomissione del numero di telaio e alla sostituzione delle targhe con altre di Paesi stranieri.

Un sistema ben collaudato che permetteva al gruppo di immettere nuovamente sul mercato i mezzi o di utilizzarli per attività logistiche legate al traffico di droga, creando così un flusso di denaro parallelo.

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Il generale Carbone ha evidenziato come le intercettazioni telefoniche e ambientali abbiano avuto un ruolo decisivo nell’individuare la rete dei riciclatori, ma ha soprattutto sottolineato “l’importanza della cooperazione internazionale”.

“Grazie agli strumenti di collaborazione con le autorità di altri Paesi europei — ha detto — siamo riusciti a verificare che molte di quelle targhe corrispondevano ad autovetture circolanti regolarmente all’estero, confermando così il meccanismo di falsificazione e riciclaggio”.

Un’organizzazione a più livelli

L’indagine ha fatto emergere una struttura criminale articolata, capace di diversificare le proprie attività per garantire liquidità e stabilità economica.
Accanto al traffico di stupefacenti — che restava l’attività principale del gruppo —, la ricettazione di auto costituiva una fonte di finanziamento alternativa, utile per sostenere spese, forniture e logistica.

Le indagini della Guardia di Finanza e della DDA proseguono per individuare eventuali collegamenti con reti criminali operanti fuori regione e per ricostruire i flussi economici generati dalla vendita dei veicoli riciclati.

RIPRODUZIONE RISERVATA Articolo pubblicato il 16 Ottobre 2025 - 17:15 - Rosaria Federico

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