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Riscaldamenti, l'Italia a fasce: la mappa di chi accende, quando e per quante ore

Il Paese è diviso in sei zone climatiche che stabiliscono date, orari e temperature massime. Dai comuni senza limiti alle aree con sole 6 ore al giorno. Previste deroghe per ospedali e asili, ma anche multe salate (fino a 3.000 euro) per chi non rispetta le regole.
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Con l'arrivo delle basse temperature, l'accensione dei riscaldamenti diventa una necessità, ma non un'azione priva di regole. Se al Nord i termosifoni sono già in funzione da settimane, il Centro-Sud si prepara al via libera, generalmente fissato per metà novembre, anche se alcune aree dovranno attendere ulteriormente.

La gestione degli impianti termici, sia autonomi che centralizzati, è infatti disciplinata da una normativa nazionale che stabilisce periodi di accensione, limiti orari giornalieri e temperature massime consentite, con l'obiettivo di contenere i consumi energetici.

L'Italia è suddivisa in sei diverse fasce climatiche, definite in base ai "Gradi Giorno" (GG) di ogni comune, che determinano il calendario e la durata di funzionamento degli impianti.

La mappa delle sei zone climatiche

L'elenco dei comuni e delle province definisce un quadro preciso dei diversi regimi di accensione sul territorio nazionale:

Zona F (Nessuna limitazione): Rientrano i comuni più freddi (GG superiori a 3.000). Non esistono limitazioni né di orario né di periodo. Include principalmente le province di Cuneo, Belluno e Trento.

Zona E (14 ore/giorno): Comprende comuni con GG tra 2.101 e 3.000. L'accensione è consentita dal 15 ottobre 2024 al 15 aprile 2025, per un massimo di 14 ore giornaliere. Vi rientrano molte aree del Nord e dell'Appennino, tra cui le province di: Alessandria, Aosta, Bergamo, Brescia, Como, Bolzano, Modena, Parma, Padova, Reggio Emilia, Rimini, Trieste, Gorizia, Piacenza, Ravenna, Venezia, Udine, Verona, Perugia, Rieti, Frosinone, Campobasso, L’Aquila e Potenza.

Zona D (12 ore/giorno): Include province con GG tra 1.401 e 2.100. Il periodo va dall’1 novembre 2024 al 15 aprile 2025, per un massimo di 12 ore al giorno. Le province principali sono: Roma, Ancona, Genova, Firenze, Pescara, La Spezia, Livorno, Grosseto, Lucca, Macerata, Pisa, Pesaro, Viterbo, Avellino, Siena, Chieti, Foggia, Matera, Teramo e Vibo Valentia.

Zona C (10 ore/giorno): Caratterizzata da un clima più mite (GG tra 901 e 1.400). I riscaldamenti possono essere accesi dal 15 novembre 2024 al 31 marzo 2025, per un massimo di 10 ore giornaliere. Include, tra le altre, le province di: Napoli, Latina, Caserta, Salerno, Bari, Brindisi, Benevento, Catanzaro, Cagliari, Lecce, Ragusa, Cosenza e Taranto.

Zona B (8 ore/giorno): Fascia climatica calda (GG tra 600 e 900). L'accensione è permessa dall’1 dicembre 2024 al 31 marzo 2025, per 8 ore al giorno. Rientrano province come: Palermo, Siracusa, Trapani, Reggio Calabria, Agrigento, Messina e Catania.

Zona A (6 ore/giorno): Include le aree più calde d'Italia (GG inferiori a 600). Gli impianti possono funzionare solo dall’1 dicembre 2024 al 15 marzo 2025, per 6 ore al giorno. Ne fanno parte esclusivamente i comuni di Lampedusa, Linosa e Porto Empedocle.

È importante sottolineare che la classificazione climatica non è omogenea: comuni confinanti possono essere inseriti in fasce diverse.

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I limiti di temperatura e le deroghe

Oltre agli orari, la legge impone limiti precisi anche per le temperature interne. Il D.P.R. 74/2013 stabilisce che la media negli ambienti non debba superare:

18°C (+ 2°C di tolleranza) per edifici adibiti ad attività industriali o artigianali.

20°C (+ 2°C di tolleranza) per tutti gli altri edifici, incluse le abitazioni.

Sebbene la normativa principale indichi i 20°C (con tolleranza fino a 22°C), atti successivi e regolamenti locali hanno spesso abbassato il tetto a 19°C (+ 2°C di tolleranza), fissando di fatto il limite massimo percepito a 21°C in molte case.

Esistono tuttavia delle deroghe. I limiti di orario e temperatura non si applicano a strutture che necessitano di un comfort termico costante per ragioni sanitarie e assistenziali. Le esenzioni riguardano:

Ospedali, cliniche, case di cura e strutture sanitarie.

Case di riposo, RSA e strutture per anziani o minori.

Strutture protette per assistenza sociale.

Scuole materne e asili nido.

Sanzioni fino a 3.000 euro

Ignorare le regole su date, orari e temperature massime può costare caro. I cittadini che non rispettano la normativa, qualora sottoposti a controlli, rischiano sanzioni amministrative pesanti, che variano da un minimo di 500 a un massimo di 3.000 euro. A queste possono inoltre sommarsi ulteriori penali previste dai regolamenti comunali o condominiali.

Articolo pubblicato il 27 Ottobre 2025 - 09:10 - Federica Annunziata

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