Il bus preso d'assalto a Rieti dai tifosi e nel riquadro l'autista morto Raffaele Marinella
Rieti – Un ritorno da incubo da una trasferta di basket si trasforma in tragedia: Raffaele Marianella, 65enne autista romano trapiantato a Firenze, è morto ieri sera all'ospedale di Rieti dopo un giorno di agonia, colpito da un sasso durante un violento assalto al pullman dei tifosi del Pistoia Basket.
Tre ultras della Sebastiani Rieti, legati alla Curva Terminillo, sono stati fermati dalla Procura locale con gravi indizi di colpevolezza per omicidio volontario aggravato: ora sono rinchiusi nella Casa Circondariale di Rieti, mentre le indagini – coordinate dal procuratore Paolo Auriemma – si allargano a un gruppo di una decina di persone, tra cui profili con affiliazioni all'estrema destra.
Un quarto ultras della Sebastiani Basket Rieti, risulta indagato in stato di libertà con l'ipotesi di reato di favoreggiamento per i stessi fatti che hanno portato, questa sera, all'arresto degli altri tre ultras.
Un dramma che riaccende i riflettori su una violenza ultras troppo spesso tollerata negli sport di squadra, dove il tifo "caldo" sfocia in agguati letali.Era da poco scesa la sera di domenica 19 ottobre quando il pullman noleggiato dalla Jimmy Travel – azienda di Osmannoro dove Raffaele lavorava da soli tre mesi – ha lasciato il PalaSoFi di Rieti, teatro di una partita di Serie A2 vinta dai padroni di casa per 78-72 contro il Pistoia.
A circa 100 metri dall'uscita per Contigliano, al chilometro 5+800 della superstrada Rieti-Terni, una pioggia di sassi e mattoni ha bersagliato il mezzo, in pieno stile "agguato da cavalcavia". Il primo autista, alla guida, è stato ferito lievemente a un braccio; Raffaele, il "secondo" che aveva accettato il turno solo per fare compagnia al collega e godersi il viaggio, ha incassato un colpo al volto che gli ha fracturato il cranio.
Trasportato d'urgenza in codice rosso, l'uomo – prossimo alla pensione, padre e nonno affettuoso – non ce l'ha fatta: le complicazioni emorragiche lo hanno strappato alla vita a un anno esatto dal meritato riposo.
Domani l'autopsia chiarirà se il sasso "fatale" – ora sotto analisi per il DNA – sia stato scagliato con intento omicida, ma la Procura non ha dubbi: si tratta di un'esecuzione premeditata contro "nemici" sportivi.Le indagini, partite immediatamente dopo l'allarme delle 22.30, hanno fatto centro grazie a un mix di testimoni oculari, filmati di videosorveglianza e pedinamenti.
Gli agenti della Polizia di Stato, intervenuti sul posto, hanno intercettato un'auto in fuga con volti travisati: da lì, il cerchio si è stretto attorno a un nucleo della Curva Terminillo, storica roccaforte ultras della Sebastiani nota per coreografie infuocate ma anche per effervescenze extrasportive.
I tre fermati – tra i 25 e i 35 anni, tutti con precedenti per rissa e lesioni – sono accusati non solo dell'omicidio ma anche di danneggiamento e interruzione di pubblico servizio. "Gravi indizi di colpevolezza", recita l'ordinanza, che punta su un movente "tifo estremo": la rivalità tra Rieti e Pistoia, accesa da una sconfitta cocente in campo, ha degenerato in un rituale di vendetta che ha spezzato una vita innocente.
Raffaele Marianella non era un "giocatore" in quel teatro del basket: era un romano doc, con accento marcato e passione per le storie di viaggio, che aveva scelto Firenze per una vita più tranquilla. "Era lì solo per chiacchierare, per rendere il turno meno solo", racconta la figlia in un post virale su X, "sempre nel mio cuore, papà. Non doveva essere così".
La sua morte, un "pugno nello stomaco" per la comunità pistoiese, ha scatenato un'onda di cordoglio: il Pistoia Basket ha annullato gli allenamenti, il presidente della FIP (Federazione Italiana Pallacanestro) ha condannato "un atto barbaro che macchia lo sport", e sui social fioccano hastag come #GiustiziaPerRaffaele.
"Raffaele era il secondo autista, era lì per tenere compagnia", twitta un account dedicato al tifo biancorosso, eco di un dolore condiviso che travalica le curva.
Dal 2015, quando quattro tifosi milanesi rimasero feriti in uno scontro a Caserta, i casi sono cresciuti: Daspo emessi in doppia cifra annua, partite a porte chiuse e un Rapporto del Ministero dell'Interno che denuncia 455 gruppi ultras attivi nelle serie professionistiche, con il basket che assorbe il 15% degli incidenti violenti.
E mentre la Procura cerca DNA e complici, la domanda riecheggia: quanto ancora lo sport – passione condivisa – dovrà pagare il prezzo di un tifo che uccide?La Sebastiani Rieti ha preso le distanze: "Solidarietà alla famiglia, i responsabili non ci rappresentano". Ma per Raffaele, l'ultimo viaggio è finito troppo presto. L'Italia del basket piange, e auspica Daspo a vita e riforme: perché una sassata non sia mai più un'arma letale.