Prodotti tipici Campania in autunno (credit Deposit photos)
L’autunno in Campania è una stagione che parla di terre antiche, di silenzi fra i boschi, del lento trasformarsi dei colori e dei profumi. È il momento in cui la natura raccoglie i suoi doni più segreti, e i prodotti campani autunnali emergono come testimoni di un legame profondo tra l’uomo e il paesaggio. Immagina di attraversare le strade di un borgo irpino, con la nebbia mattutina che si alza dalla valle, respirando l’aroma della terra umida, e di imbatterti in un antico mercato contadino dedicato alle castagne e ai funghi: ecco un’introduzione ai sapori d’autunno in Campania.
Non è solo gusto: è evocazione. È sentire la storia che pulsa nei vicoli, evocata da chi raccoglie, cucina, custodisce tradizioni. In questo racconto ti invito a percorrere (con il palato e con lo sguardo) i territori interni: l’Irpinia, il Sannio, il Matese, le montagne dell’alto Casertano. Ti racconterò come i castagneti delle baronie, i boschi misti di quercia e faggio, le colline interne, diventano fonte di eccellenza: castagne, funghi porcini, tartufi, mele annurche, zucche, ortaggi tardivi. Li accompagneremo con storie locali, con sagre e date in cui è ancora possibile incontrarli, e con consigli per vivere un’esperienza che sa di mito e di radici.
Nel cuore delle aree interne campane, dove i boschi misti si alternano a pendii erbosi e declivi ombrosi, si concentrano alcuni dei doni più nobili della stagione: funghi, castagne, tartufi e altri frutti selvatici. Sono elementi fondamentali nei prodotti campani autunnali, capaci di tracciare un filo tra natura, cultura e identità locale.
Tra gli eventi più celebri che celebrano il fungo nella tradizione regionale c’è la Sagra dei Funghi di Cusano Mutri (BN), giunta nel 2025 alla sua 45ª edizione.
La manifestazione si svolge dal 19 settembre al 12 ottobre 2025 e anima il centro storico con stand gastronomici, escursioni nel Matese, musica, artigianato e percorsi tra vicoli e cantine.
Nei giorni feriali, gli stand sono attivi principalmente nelle ore serali, mentre sabato e domenica rimangono aperti anche a pranzo.
Una novità interessante dell’edizione 2025 è l’introduzione di un’app per prenotare il parcheggio, per evitare lunghe attese nelle giornate più affollate.
All’interno della sagra si possono trovare piatti tipici a base di fungo porcino, ma anche prodotti del sottobosco, formaggi, salumi locali, prodotti da forno e artigianato.
Un dettaglio non trascurabile: durante la stagione delle castagne, a Cusano Mutri è in vigore un’ordinanza comunale che vieta la raccolta dei funghi spontanei epigei nei castagneti da frutto tra il 25 settembre e il 30 novembre 2025, salvo eccezioni per i titolari dei fondi.
Accanto al fungo, la castagna è un simbolo indiscusso dell’autunno montano. In Campania le alture irpine e della Baronia custodiscono boschi antichi di castagni, i cui frutti diventano pane, farina, caldarroste, dolci e zuppe.
Un esempio emblematico è la castagna di Trevico, che gode del riconoscimento PAT (Prodotto Agroalimentare Tradizionale) e che viene raccolta nelle aree alte della Baronia (tra i comuni dell’Alta Irpinia).
Quest’anno a Trevico è prevista la Sagra della Castagna e della Patata nei giorni 25-26 ottobre 2025, un evento che unisce i frutti boschivi alla convivialità del borgo, con degustazioni, musica, percorsi enogastronomici e spettacoli.
In queste sagre locali è comune trovare non solo caldarroste e dolci a base di castagne, ma anche zuppe dolci e salate, farine di castagne miscelate con cereali, si confrontano ricette antiche e si riscoprono metodi di essiccazione e conservazione tramandati.
I boschi campani non sono solo fonti alimentari: sono teatri di storie mitiche e gesti rituali. In molte comunità dell’Appennino meridionale circolano leggende sugli alberi sacrificati al cambio di stagione, sui guardiani invisibili del sottobosco e su antiche feste contadine legate alla potenza del castagno. Narrazioni di metamorfosi (animali trasformati in alberi), riti dell’“ultimo raccolto” prima dell’inverno, auguri ai giorni bui prossimi, accompagnano ogni cesta di funghi e caldarroste.
In piatti e sagre, si incontra così non solo il gusto dei prodotti, ma il sussurro di un mondo che dialoga con l’umano: ogni fungo porcino o castagna tiene memoria del terreno, del clima, dei raccolti e dei sacrifici degli agricoltori, e diventa veicolo di un’esperienza emozionale, oltre che gastronomica.
Accanto ai doni del sottobosco, l’autunno in Campania regala anche prodotti di collina e campagna che possono sorprendere il palato. Le primizie tardive includono zucche, melograni, fichi secchi e i primi agrumi.
Un prodotto che merita una menzione speciale è la melannurca campana (o mela annurca). È uno dei frutti simbolici della regione, raccolta già a partire da settembre e lasciata maturare nei giorni successivi. In autunno può essere inserita in torte, composte, abbinamenti con carne o formaggi, o consumata semplicemente cruda, come ponte tra stagione calda e fredda.
Nell’orticoltura locale, un prodotto che acquista rilevanza proprio in stagioni fresche è il cavolfiore della Piana del Sele, che ha una piena stagione autunnale/invernale. Allo stesso modo, altri ortaggi tardivi e varietà storiche possono arricchire zuppe, contorni e piatti rustici tipici.
Le sagre locali (come quella della castagna e della nocciola ad Avella) spesso affiancano ai boschi la frutta secca e i prodotti ortofrutticoli di collina nei loro banchetti, consentendo un’immersione totale nei sapori d’autunno in Campania.
Per vivere a pieno l’autunno campano, non basta conoscere i prodotti: occorre saperli valorizzare attraverso ricette e percorsi. Ecco qualche suggerimento:
Inoltre, per rendere l’esperienza ancor più immersiva, suggerisci al lettore di:
Infine, una piccola nota storica o mitica può dare respiro al racconto: ad esempio, la presenza del castagno nei rituali di comunità nei monti campani, o le leggende legate al bosco e alla trasformazione dei frutti d’autunno, rafforzano la dimensione esperienziale.