Cronaca Giudiziaria

Processo al clan Moccia, annullati e poi ripristinati i divieti di dimora in Campania

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Napoli – Un processo che sembra un thriller giudiziario, tra colpi di scena, cavilli legali e tensioni in aula. L’ultimo maxi-processo al clan Moccia, uno dei sodalizi storici della camorra campana, continua a tenere alta la tensione nel Palazzo di Giustizia di Napoli.

Dopo la raffica di scarcerazioni arrivate nei mesi scorsi per decorrenza dei termini di custodia cautelare, il Tribunale partenopeo aveva deciso di imprimere una forte accelerazione al dibattimento, fissando tre udienze a settimana per cercare di non far deragliare un processo di portata eccezionale, con decine di imputati e capi d’accusa legati all’associazione mafiosa, al racket e al riciclaggio.

Ma ieri mattina, nell’aula 215 del tribunale, la tensione è tornata altissima: la Settima Sezione penale, collegio A, ha accolto l’eccezione sollevata dal collegio difensivo e ha disposto l’annullamento delle residue misure cautelari, ovvero quelle del divieto di dimora in campania per tutti e l'obbligo di rima presso la Pg, per un difetto di iniziativa del pubblico ministero. Un errore procedurale, un cavillo che rischiava di rimettere in libertà copletamente i principali imputati.

Il blitz della Procura e le misure ripristinate

La Procura, però, come riporta Il Roma in edicola, è corsa immediatamente ai ripari, presentando una nuova richiesta urgente. Nel giro di poche ore, il divieto di dimora in Campania e nel Lazio, con l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria, è stato ripristinato per dodici imputati: tra loro figurano Angelo, Antonio, Gennaro e Luigi Moccia, insieme a Pasquale Credendino, Francesco Favella, Gennaro Rubiconti, Filippo Iazzetta, Francesco Di Sarno, Angelo Piscopo, Benito Zanfardino e Giovanni Esposito.

Il rischio che i vertici e i gregari del clan tornassero completamente liberi è stato dunque scongiurato all’ultimo momento.

Tensione in aula e scontro tra accusa e difesa

A infiammare ulteriormente l’atmosfera è stato, martedì scorso, l’intervento a sorpresa del procuratore capo Nicola Gratteri, che ha voluto essere presente in aula e ha indossato personalmente la toga, affiancando i pm Ida Teresi e Ivana Fulco.

La prossima settimana, infatti, il processo sarà sospeso proprio a causa dello sciopero dei penalisti. “Non è con l’accelerazione forzata che si garantisce la giustizia,” sostengono i rappresentanti dell’avvocatura, “ma assicurando che ogni parte possa esercitare pienamente il proprio ruolo.”

Un processo simbolo del potere dei Moccia

Il procedimento contro il clan Moccia è considerato uno dei più imponenti maxi-processi di camorra in corso in Campania. Gli imputati sono accusati di aver gestito per decenni una rete economico-criminale che si estende dalla provincia di Napoli fino a Roma e al basso Lazio, con interessi nei settori dell’edilizia, della logistica, dei giochi e delle forniture pubbliche.

Il clan, storicamente legato alle famiglie di Afragola e Casoria, è ritenuto tra i più “imprenditoriali” della camorra, capace di infiltrarsi nell’economia legale con strategie di investimento e riciclaggio che ricordano le organizzazioni mafiose del Nord.
Le scarcerazioni estive e i continui intoppi procedurali hanno alimentato forti polemiche politiche e giudiziarie, riaccendendo il dibattito sullo stato della giustizia penale e sulla necessità di riformare i tempi dei processi.

Un equilibrio fragile tra garanzie e giustizia

Il caso Moccia, con le sue udienze ad alta tensione e i rimbalzi tra scarcerazioni, cavilli e proteste, è ormai diventato un banco di prova per la giustizia campana. Da una parte, la necessità di concludere un maxi-processo che coinvolge decine di imputati accusati di mafia; dall’altra, il diritto di ciascun imputato a una difesa piena e a un processo equo.
Un equilibrio sottile, che ogni settimana si gioca nell’aula 215 del Tribunale di Napoli, dove la storia criminale e quella giudiziaria della Campania continuano a intrecciarsi in un copione degno di un vero e proprio thriller giudiziario.

RIPRODUZIONE RISERVATA Articolo pubblicato il 11 Ottobre 2025 - 17:20 - Rosaria Federico

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  • L'articolo parla de un processo molto complicato e ci sono molte cose da considerare, come le scarcerazioni e i diritti degli imputati. Ma è anche importante che la giustizia sia fatta nel modo giusto senza fretta eccessiva.

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Rosaria Federico