Nell'immagine, un contesto collegato ai fatti.
Napoli - Armi che non sembrano armi. Pistole che scrivono, fucili da salotto, ordigni tascabili che passano inosservati ai controlli.
Il traffico d’armi a Napoli e provincia continua a evolversi, adattandosi alle nuove logiche del crimine e della devianza giovanile. Una metamorfosi silenziosa ma costante, che i Carabinieri del comando provinciale partenopeo osservano con crescente preoccupazione.
I numeri parlano chiaro: da gennaio a oggi sono state sequestrate 150 armi da taglio, 319 armi improprie – tra mazze, tirapugni e nunchaku – e 152 armi da fuoco. Dati che, come confermano gli inquirenti, sono già destinati a salire. Segno che il mercato clandestino, tra i vicoli della città e i comuni dell’hinterland, non conosce tregua.
Le indagini dell’Arma si muovono su più fronti. Da un lato le operazioni preventive nelle zone della movida, dove la devianza giovanile e il facile accesso a oggetti pericolosi stanno diventando una miscela esplosiva. Dall’altro, le piste più classiche, che portano dritte ai canali del contrabbando e della criminalità organizzata.
Le armi circolano spesso tra ragazzini poco più che maggiorenni, ma i legami con la camorra restano evidenti: la stessa rete di approvvigionamento, gli stessi intermediari, lo stesso linguaggio del potere e della paura.
E non mancano i casi al limite dell’incredibile: armi travestite da oggetti innocui, come la pistola-portachiavi calibro 7.65 scoperta dai Carabinieri di Villaricca la scorsa estate. Un dispositivo minuscolo, con due cartucce pronte a essere sparate premendo un semplice pulsante.
L’ultima operazione arriva da Palma Campania, dove i Carabinieri della locale stazione hanno stretto il cerchio intorno a un 27enne già noto alle forze dell’ordine, residente in provincia di Salerno.
Nel corso di una perquisizione domiciliare, i militari si sono trovati davanti a un piccolo arsenale: un fucile a gas compresso calibro 4.5 con caricatore da 30 colpi, una pistola semiautomatica a salve, 5 proiettili veri e 47 munizioni a salve. Un corredo che, da solo, basterebbe a definire il profilo di un rapinatore in erba.
Ma la scoperta più inquietante era nascosta in una scatola rossa sul comodino. Dentro, due penne metalliche color argento. A prima vista perfettamente normali: scrivevano, avevano una cartuccia d’inchiostro, sembravano oggetti di uso quotidiano.
In realtà, si trattava di armi da fuoco perfettamente funzionanti: una penna calibro .22 e una calibro 6,35x16SR. All’interno, un meccanismo a molla capace di scattare quando la testina viene tirata, trasformando uno strumento da scrittura in un’arma micidiale.
Accanto alle “penne assassine”, i Carabinieri hanno trovato anche 26,6 grammi di cocaina, divisi in tre involucri, e un bilancino di precisione. Tutto sequestrato, insieme alle armi.
Il giovane è stato arrestato e trasferito in carcere. Dovrà rispondere di detenzione illegale di armi e sostanze stupefacenti.
Dietro ogni sequestro, c’è un mercato sommerso che continua a prosperare. Armi comprate online, modificate in garage o importate illegalmente dall’Est Europa, dove le restrizioni sono meno rigide. E in molti casi, come raccontano gli investigatori, le armi “camuffate” – penne, accendini, portachiavi, bastoni da trekking – rappresentano la nuova frontiera del traffico illecito.
Un fenomeno che mescola ingegno criminale, disponibilità tecnologica e la costante voglia di sopraffazione. A Napoli, come altrove, la partita è tutt’altro che chiusa.