Cronaca Caserta

Napoli, minaccia con un coltello ragazzino che aveva lasciato la fidanzatina: condannato

Condivid

Santa Maria Capua Vetere  – Una vendetta armata per un cuore spezzato di una adolescente. Un comportamento violento e raccapricciante nei confronti di un altro ragazzino che si era fidato di un incontro chiarificatore con l'uomo adulto.

E invece era spuntato il coltello, le minacce e la paura e quindi la fuga disperata tra le auto rischjiendo di eesere investito. Protagonisti un un 37enne del Napoletano, colpevole di aver trasformato un dramma adolescenziale in un incubo armato e un ragazzino di 16 anni che aveva "osato" dichiarare conclusa con la ragazzina figlia della compagna dell'uomo.

Il giudice onorario del Tribunale di Santa maria Capua Vetere ha inflitto all' uomo una condanna di 9 mesi e 15 giorni di reclusione per  "Violenza privata e porto abusivo di coltello", recita la formula, ma dietro le parole c'è una storia di una violenza piscologica assurda.

Era un pomeriggio d'estate del 2024, uno di quei pomeriggi appiccicosi nel Napoletano dove l'aria vibra di scooter e rimpianti. Il minore, un ragazzino magro con lo zaino da scuola ancora in spalla, sale a bordo dell'auto dell'uomo – compagno della madre della sua ex – credendo a un "parliamone da uomini".

Invece, la conversazione deraglia in fretta: "Hai fatto piangere la mia bambina, ora paghi", gli avrebbe urlato contro l'imputato, secondo la ricostruzione dell'accusa basata sulla testimonianza del minore e di un automobilista di passaggio.

Un coltello da cucina con manico nero, puntato alla gola come un punto esclamativo di rabbia cieca. Il ragazzo, con il cuore che martella come un tamburo, non esita: afferra il freno a mano, lo tira con forza brutale, spalanca la portiera e scappa a perdifiato sulla carreggiata contromano, zigzagando tra le auto strombazzanti.

"Correva come se avesse il diavolo alle calcagna", ha raccontato in aula l'automobilista che lo ha caricato e riaccompagnato a casa, un padre di famiglia che ha descritto la scena con voce tremante: "Quel povero cristo era bianco come un lenzuolo, balbettava di un coltello e di una ragazza".

L'uomo, difeso dall'avvocato Domenico Paolella  ha negato l'intento lesivo: "Volevo solo spaventarlo, fargli capire il peso del dolore", ha sostenuto in un'udienza lampo davanti al giudice onorario, un rito abbreviato che ha evitato il clamore di un processo ordinario.

Ma le prove non lasciano scampo: il coltello sequestrato, le ferite psicologiche certificate da una perizia della ASL casertana – incubi notturni, ansia cronica per il minore – e la parte civile, costituita dal ragazzo assistito dall'avvocato Gennaro Demetrio Paipais, che ha martellato sull'aggravante della minorità della vittima.

"Non era una lite tra adulti, era un adulto che terrorizza un bambino per un flirt finito", ha tuonato Paipais in requisitoria, chiedendo il massimo della pena e un risarcimento che il giudice ha già quantificato in provvisionale: oltre 3.000 euro, a cui si aggiungeranno i danni civili da liquidare in separata sede

.La condanna, sospesa in attesa di appello – l'uomo era libero con obbligo di firma – è un ceffone al fenomeno della "violenza surrogata", quel sottobosco di ritorsioni familiari che nel Napoletano e nel Casertano miete decine di denunce annue.

Qui, dove i clan insegnano che il coltello risolve i conti, i reati con armi bianche contro minori sono schizzati del 18% nel 2025, secondo i rapporti della Procura di Santa Maria Capua Vetere: da dispute amorose a faide da cortile, spesso con "tutori" improvvisati come questo 37enne, operaio precario con un passato di liti coniugali.

.Per il minore, ora 17enne, la sentenza è un primo passo verso la chiusura. L'avvocato dell'imputato annuncia ricorso: "Valuteremo l'eccesso colposo, non c'era intento di ferire". Intanto, il giudice ordina la confisca del coltello – un oggetto banale diventato simbolo di follia – e un corso rieducativo per l'uomo.

RIPRODUZIONE RISERVATA Articolo pubblicato il 17 Ottobre 2025 - 16:01 - Rosaria Federico
Pubblicato da
Rosaria Federico