Napoli – Troppi incidenti, troppe vite spezzate nei cantieri e nei campi. Il procuratore generale di Napoli Aldo Policastro ha deciso di intervenire direttamente. Per venerdì 17 ottobre alle 15.30, nel Palazzo di Giustizia “Alessandro Criscuolo”, ha convocato un incontro con i rappresentanti regionali delle organizzazioni sindacali e datoriali per affrontare i temi della sicurezza sui luoghi di lavoro, del caporalato e dello sfruttamento della manodopera.
All’incontro parteciperanno anche i procuratori del distretto di Napoli, insieme ai sostituti procuratori generali che compongono il gruppo di lavoro tematico istituito dallo stesso Policastro. L’obiettivo è “avviare un confronto concreto sulla realtà del lavoro subordinato, analizzare le criticità e individuare soluzioni operative per una tutela più efficace nei luoghi di lavoro, tanto sotto il profilo della sicurezza quanto rispetto alle forme di sfruttamento”.
Il distretto di Napoli — che comprende anche le province di Caserta, Avellino e Benevento — è tra i territori più colpiti dal fenomeno degli incidenti sul lavoro e delle forme di caporalato, soprattutto in agricoltura, edilizia e logistica.Potrebbe interessarti
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Nel concreto, è stato costituito un gruppo di lavoro permanente su sicurezza, infortuni, caporalato e sfruttamento di manodopera, coordinato dallo stesso procuratore generale e dall’avvocato generale, con il supporto di due sostituti procuratori generali. Il gruppo opererà come osservatorio distrettuale, in costante contatto con le Procure della Repubblica del territorio.
L’osservatorio avrà il compito di diffondere buone prassi investigative e organizzative, promuovendo il dialogo anche con i tribunali e l’avvocatura, per rendere più efficiente la risposta giudiziaria ai reati legati al lavoro.
Un’iniziativa che arriva in un momento delicato, dopo l’ennesima serie di infortuni e decessi che hanno colpito il Sud Italia. “Non bastano più le denunce isolate – spiegano fonti della Procura – serve un sistema che unisca prevenzione, vigilanza e giustizia penale.”
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