l'ingresso del pronto soccorso dell'ospedale del Mare
Napoli – Era arrivata al pronto soccorso dell’Ospedale del Mare in uno stato di alterazione, agitata e confusa, dopo aver bevuto. I sanitari decisero di sedarla e legarla alla barella, annotando nel referto che “infastidiva gli altri pazienti”.
Poche ore dopo, la donna – 39 anni, epilettica – è morta per arresto cardiaco. L’episodio risale alla notte tra l’11 e il 12 settembre, ma solo ora la vicenda è diventata di dominio pubblico: la famiglia, assistita dall’avvocato Amedeo Di Pietro, ha presentato una denuncia in Procura per accertare le cause del decesso.
“Cristina” (nome di fantasia) è arrivata al pronto soccorso poco dopo le 22.00 dell’11 settembre. Secondo quanto riportato nella documentazione sanitaria, la donna si trovava “in stato di agitazione psicomotoria” dopo aver assunto alcol.
Il personale medico avrebbe quindi deciso la contenzione fisica e farmacologica, una pratica estrema ma ancora oggi usata in alcuni reparti d’urgenza per gestire pazienti agitati o potenzialmente pericolosi per sé e per gli altri.Nelle ore successive la paziente sarebbe rimasta bloccata alla barella in osservazione. Intorno alle 7.10 del mattino del 12 settembre è sopraggiunto un arresto cardiaco; i tentativi di rianimazione sono stati vani: la donna è morta alle 7.45.
Secondo l’esposto presentato in Procura, la donna sarebbe rimasta contenuta per quasi nove ore, in condizioni che i familiari definiscono “inumane”, senza un adeguato monitoraggio medico.
La Procura di Napoli ha aperto un fascicolo per morte in ospedale e disposto l’autopsia. Gli inquirenti stanno raccogliendo le cartelle cliniche e le testimonianze del personale di turno per verificare se la contenzione e la sedazione siano state eseguite secondo i protocolli sanitari previsti.
Il legale della famiglia, l’avvocato Di Pietro, parla di “una vicenda che solleva interrogativi gravi sulla gestione dell’emergenza sanitaria e sulla sicurezza dei pazienti più fragili”.
La morte di “Cristina” si inserisce in un quadro ormai drammatico per i pronto soccorso di Napoli e provincia.Secondo i dati più recenti della Federazione Italiana Aziende Sanitarie e Ospedaliere (Fiaso), gli accessi d’urgenza negli ospedali campani sono cresciuti del 18% nell’ultimo anno, mentre il numero di medici e infermieri è diminuito del 12%.
All’Ospedale del Mare, uno dei poli d’emergenza più grandi del Mezzogiorno, il pronto soccorso è quotidianamente affollato da centinaia di pazienti in attesa anche oltre le 10 ore. In corsia, medici e infermieri operano sotto pressione, spesso senza spazi adeguati per i pazienti psichiatrici o con disturbi comportamentali.
“Il problema non è solo la carenza di personale, ma anche l’assenza di strutture dedicate per chi arriva in pronto soccorso in stato di alterazione o crisi epilettica,” spiega un medico d’urgenza che chiede l’anonimato. “Le contenzioni diventano l’ultima risorsa quando non ci sono alternative, ma senza un monitoraggio costante possono trasformarsi in un rischio mortale.”
Il caso di “Cristina” solleva dunque interrogativi non solo medici ma etici e organizzativi: è accettabile che una paziente fragile, arrivata in cerca di aiuto, muoia legata a una barella?
La Procura indagherà sulle responsabilità individuali, ma resta aperta la questione più ampia: quella di un sistema d’emergenza sotto assedio, dove la mancanza di risorse, il sovraffollamento e l’assenza di formazione specifica per i casi psichiatrici rendono ogni notte un campo di battaglia.
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La situazzione nei pronto soccorsi è veramente preoccupante. Si sente parlare di casi come questo e fa riflettere sulla mancanza di risorse e la gestione dei pazienti in crisi. Speriamo che ci siano miglioramenti per evitare tragedie simili in futuro.