Napoli -Agli investigatori, subito dopo l’arresto, Ocone ha spiegato il proprio gesto con poche parole: “Mia moglie era aggressiva e autoritaria”. Una giustificazione fredda, che non cancella l’orrore consumatosi tra le mura di casa.
Il 56enne aveva già un passato segnato da problemi psichiatrici: gli inquirenti hanno confermato che nel 2011 era stato sottoposto a un trattamento sanitario obbligatorio (Tso) per una psicosi cronica. Da allora, secondo quanto riferito dal procuratore Scarfò, non ci sarebbero stati altri episodi rilevanti.
Salvatore Ocone, 56 anni, ha ucciso la moglie Elisa Polcino, 52 anni, colpendola ripetutamente con una grossa pietra. Poi si è accanito contro i due figli adolescenti, di 15 e 16 anni. Il più giovane è morto, la sorella versa in condizioni disperate.
A ricostruire i dettagli di quella che gli stessi inquirenti definiscono una vera e propria “strage domestica” è stato il procuratore della Repubblica di Benevento, Gianfranco Scarfò, nel corso di una conferenza stampa.
L’alba di sangue
L’omicidio sarebbe avvenuto nelle prime ore del mattino, tra le 5 e le 6.Potrebbe interessarti
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Secondo la ricostruzione degli investigatori, l’uomo ha trascinato i corpi dei ragazzi fino all’auto, con cui si è dato alla fuga. “Ci siamo resi conto subito che i ragazzi erano stati colpiti in casa – ha spiegato il colonnello Calandro, comandante provinciale dei Carabinieri – Da lì è scattata la corsa contro il tempo per rintracciare l’auto e tentare di salvare i figli”.
La caccia all’uomo e l’arresto
La fuga di Ocone è terminata poche ore dopo. L’auto è stata individuata da un elicottero dei carabinieri nelle campagne di Ferrazzano, in provincia di Campobasso, nascosta tra gli ulivi. Quando i militari si sono avvicinati, l’uomo non ha opposto resistenza.
All’interno del veicolo, la scena era drammatica: il figlio quindicenne era già morto, mentre la sorella di 16 anni era agonizzante. Trasportata d’urgenza in ospedale, la giovane è tuttora in condizioni critiche.
La procura di Benevento ha aperto un fascicolo per omicidio e tentato omicidio. Gli investigatori stanno passando al setaccio la vita della famiglia per capire se vi fossero segnali trascurati o episodi premonitori. Centrale, in questa fase, sarà l’accertamento delle condizioni psichiche dell’uomo, già segnato dal precedente Tso del 2011.
Una comunità attonita, quella di Paupisi, che ora si interroga su come sia potuto accadere un dramma simile all’interno di una famiglia apparentemente normale, trasformando una casa in teatro di violenza e disperazione.







Commenti (1)
E’ veramente triste che questo sia successo, specialmente in una famiglia che pareva normale. La gente non si rende conto di quanto possono essere gravi i problemi psichiatrici e come questi possano portare a tragedie così enormi, speriamo che ci siano più aiuti.