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La Cassazione annulla la condanna a 8 anni di Massimiliano Imbemba del clan Verde

I giudici della Suprema Corte hanno deciso il rinvio della posizione dell'esponente del clan Verde alla Corte di Appello di Napoli per la rideterminazione della pena. Dichiarati inammissibili invece i ricorsi di altri 7 imputati
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Roma  – Un colpo di scena nella lotta al narcotraffico campano: la Quinta sezione della Corte di Cassazione ha annullato in toto la condanna a otto anni di reclusione emessa nei confronti di Massimiliano Imbemba, figura chiave legata al clan Verde.

L'udienza di ieri ha segnato una sconfitta netta per l'accusa, lasciando intatti i verdetti per gli altri 7  imputati, mentre per Imbemba si apre un nuovo capitolo processuale.La decisione arriva al termine di una camera di consiglio che ha esaminato i ricorsi presentati da diversi esponenti del clan Verde – attivo nei comuni di Sant’Antimo, Grumo Nevano e Casandrino – e di un gruppo criminale dedito al traffico di stupefacenti tra Sant’Antimo e Arzano.

I giudici supremi hanno dichiarato inammissibili le istanze di Antimo Ceparano, Nicola Rinaldo, Angela Belardo, Antimo Belardo, Salvatore Domenico, Gaetano Pecoraro e Stefano Fantinato. Per loro, le condanne restano ferme, confermando il quadro accusatorio delineato nei gradi precedenti.

Contro Imbemba le accuse del pentito Antonio Iorio

Unico a strappare una vittoria piena è stato Imbemba, il cui nome era emerso come quello di un "privilegiato" all'interno dell'organizzazione. Le accuse a suo carico si reggevano sulle rivelazioni del pentito Antonio Iorio, ex collaboratore di giustizia, che lo descriveva come nipote di Armando Angelino – boss di spicco del clan – e imparentato con membri della cosca "167 di Arzano".

A corroborare il racconto, una serie di intercettazioni telefoniche che, secondo i pm, testimoniavano la disponibilità economica di Imbemba per la cosiddetta "spaccata": acquisti massicci di droga da riversare sui canali di spaccio locali.

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Per i tribunali di primo e secondo grado, questi elementi lo dipingevano come un narcotrafficante di alto livello, pienamente integrato nella struttura criminale.

Ma la Cassazione ha smontato pezzo per pezzo l'impianto probatorio. Gli ermellini hanno accolto in pieno le eccezioni giuridiche sollevate dagli avvocati Dario Vannetiello e Leopoldo Perone, difensori di Imbemba, contestando la solidità degli argomenti forniti dalla Corte d'Appello di Napoli.

"Le motivazioni dei gradi inferiori non reggono al vaglio di legittimità", si legge nelle motivazioni rese note oggi, che hanno fatto "franare" l'intera ipotesi accusatoria. Risultato: annullamento totale della sentenza, senza rinvio per rideterminazione della pena.Ora la palla passa a un'altra sezione della Corte d'Appello partenopea, che dovrà celebrare il processo di rinvio da zero.

Un verdetto che potrebbe ridisegnare i contorni dell'inchiesta sul clan Verde, uno dei più radicati nel hinterland napoletano, e che solleva interrogativi sulla robustezza delle prove raccolte contro figure di secondo piano nelle gerarchie mafiose.

Per Imbemba, in libertà dopo la scarcerazione in attesa del giudizio, si profila una chance di ribaltare del tutto il suo destino giudiziario. L'inchiesta, partita anni fa, continua a tenere banco nelle aule partenopee, tra ombre di collusioni familiari e traffici di stupefacenti che non smettono di infestare i quartieri vesuviani.

RIPRODUZIONE RISERVATA Articolo pubblicato il 4 Ottobre 2025 - 08:58 - Rosaria Federico

Commenti (2)

La decisione della Cassazione mi sembra strana, perchè se Imbemba è considerato un narcotrafficante, come fa a essere libero? Le prove sembrano chiare e le testimonianze, anche se di un pentito, dovrebbero avere un peso nel processo.

Sono d’accordo con te, ci sono troppe domande senza risposta. La situazione del clan Verde è complessa e questa sentenza potrebbe influenzare molte altre indagini. Speriamo che la verità venga fuori alla fine.

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