L’allerta di Guido Crosetto sullo stato di sicurezza nazionale non arriva a sorpresa, ma fa tremare le istituzioni: il piano di sicurezza è sotto osservazione e le lacune emergono chiaramente. In Italia, una mancanza di misure adeguate per il presidente della Repubblica, in caso di attacco esterno, solleva interrogativi inquietanti. “Un ministro della Difesa deve sempre pensare al peggio”, avverte Crosetto, ma al Quirinale la questione sembra non essere una priorità.
Il bunker assente
Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, non dispone di un bunker anti-atomico, un retaggio della Guerra Fredda dismesso ormai da tempo. Oggi, l’unico rifugio sicuro è destinato al presidente del Consiglio, nel bunker di Forte Braschi, mentre anche i ministri dell’Interno e della Difesa si ritrovano con misure che non sembrano garantire una reale protezione: “Quelle stanze non sarebbero capaci di resistere a un attacco aereo”, commenta una fonte accreditata.
Un passato dimenticato
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Regole restrittive
A complicare ulteriormente la situazione c'è una nuova disposizione che proibisce alle alte cariche dello Stato di viaggiare insieme. Un provvedimento scattato dopo le esequie di Silvio Berlusconi, quando l'intero governo prese lo stesso aereo. Matteo Piantedosi, ex ministro dell’Interno, ha commentato con ironia nera: “Qui basta un colpo e fanno fuori tutto il governo”.
In risposta alle preoccupazioni di Crosetto, il ministero della Difesa ha precisato che il ministro non ha rilasciato dichiarazioni recenti sul tema, e ha ricordato l’assurdità delle regole burocratiche che ora frenano le misure di sicurezza. Ma la verità è che la sicurezza nazionale non può più aspettare.
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