Il baby killer di Santo Romano era in una gang di rapinatori

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Avellino – Nuovo sviluppo nell’inchiesta sulla tentata rapina alla gioielleria “Gioie di Torrette” di Mercogliano, avvenuta il 22 ottobre 2024.
La Squadra Mobile di Avellino, su disposizione del Gip del Tribunale per i Minorenni di Napoli, ha eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti Luigi D. M napoletano, già condannato per l’omicidio di Santo Romano, il 19enne ucciso a San Sebastiano al Vesuvio nel novembre dello stesso anno.

L’arresto, richiesto dalla Procura dei Minorenni di Napoli, porta a tre il numero complessivo delle persone finite in carcere per il colpo fallito alla gioielleria. I primi due – entrambi trentenni del Napoletano – erano stati fermati lo scorso giugno.

Il minore e il legame con l’omicidio di Santo Romano

Il giovane, trasferito all’Istituto penale per minorenni di Casal del Marmo a Roma, è gravemente indiziato di tentata rapina aggravata e porto abusivo di armi comuni da sparo.
Ma il suo nome era già noto agli investigatori: nella notte tra l’1 e il 2 novembre 2024, a San Sebastiano al Vesuvio, il minorenne aveva sparato e ucciso Santo Romano, il giovane calciatore che aveva tentato di sedare una lite scoppiata per futili motivi — una scarpa pestata durante una discussione tra coetanei.

Il colpo, partito da una pistola calibro 7.65, lo raggiunse al petto. Romano morì poco dopo, sotto gli occhi attoniti degli amici.

Dalle successive indagini della Mobile partenopea emerse che il 17enne aveva partecipato alla tentata rapina di Mercogliano appena dieci giorni prima dell’omicidio, confermando un percorso criminale precoce e violento, caratterizzato da una deriva senza controllo.

Il colpo fallito di Mercogliano

Era la tarda mattinata del 22 ottobre 2024 quando un commando armato composto da quattro persone — tre uomini e una donna — entrò in azione nel centro commerciale di Torrette di Mercogliano.

La banda, con i volti coperti da maschere di Carnevale e giubbotti verdi, fece irruzione nella gioielleria dopo che la donna del gruppo era riuscita a farsi aprire la porta fingendosi una cliente interessata a un acquisto. Una volta dentro, i complici brandirono fucili e pistole, minacciando la commessa e tentando di forzare le vetrine.

A sventare la rapina fu la prontezza del titolare di un negozio di animali adiacente: l’uomo, accortosi dei movimenti sospetti attraverso le sue telecamere di sorveglianza, allertò immediatamente la polizia e cercò persino di ostacolare i rapinatori, lanciando un bastone verso l’ingresso, nonostante si trovasse di fronte a un’arma puntata.

L’arrivo tempestivo delle volanti costrinse i banditi alla fuga: tre si dileguarono a bordo di un’auto scura in direzione del casello autostradale di Avellino Ovest, mentre la complice riuscì a scappare su una utilitaria.

Le indagini e i riscontri

Le urla della dipendente e le testimonianze dei residenti, insieme alle immagini delle telecamere di sicurezza, hanno fornito elementi preziosi agli investigatori della Squadra Mobile, coordinati dalla Procura di Avellino.

L’attività investigativa, condotta attraverso riscontri tecnici, analisi dei tabulati telefonici e comparazioni balistiche, ha permesso di ricostruire le fasi preparatorie e l’esecuzione del colpo, fino a individuare i responsabili del fallito assalto.

La posizione del minorenne, inizialmente marginale, è stata chiarita grazie a tracce digitali e testimonianze incrociate, che lo collocano tra i membri del gruppo operativo entrato in gioielleria.

Un profilo criminale precoce e violento

L’arresto del 17enne napoletano, originario di Barra e amico dell'altro baby killer Francesco Pio Valda, condannato all'ergastolo per l'omicidio dell'innocente Francesco Pio Maimone (Ucciso a Mergellina la notte del 19 marzo 2023 sempre per una scarpa griffata sporcata) già condannato per un omicidio e ora accusato di una tentata rapina armata, riaccende l’allarme sulla criminalità giovanile organizzata e sul ruolo dei minori nei reati di sangue e nei colpi armati.

Un percorso che, nel giro di pochi mesi, lo ha portato dal rapinare una gioielleria a premere il grilletto contro un coetaneo, segnando un’escalation che il giudice minorile ha definito “indice di elevata pericolosità sociale e totale assenza di controllo emotivo”.

L’inchiesta, intanto, prosegue: gli inquirenti puntano ora a identificare la donna del gruppo e a chiarire le eventuali connessioni con altri episodi analoghi avvenuti nel Napoletano e in Irpinia nello stesso periodo.

RIPRODUZIONE RISERVATA Articolo pubblicato il 7 Ottobre 2025 - 07:41 - Rosaria Federico
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Rosaria Federico

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