Napoli – Si chiude con una sentenza drastica e quasi inappellabile l'iter giudiziario legato alla tragica faida familiare che, nel novembre del 2022, insanguinò le strade di Soccavo, tra i quartieri di Traiano e Rione Traiano.
I giudici della Prima Sezione della Corte d'Assise d'Appello di Napoli hanno accolto in toto le richieste della Procura generale, confermando la responsabilità penale di Pasquale Muro, 23enne ritenuto l'esecutore materiale dell'omicidio di Antonio "Anthony" Artiano.
La condanna, già emessa in primo grado a 16 anni di reclusione, ha subito una lieve limatura: otto mesi in meno, per un totale di 15 anni e 4 mesi. Un verdetto che sigilla l'ultima pagina di un processo intriso di tensioni, gelosie familiari e un amore proibito finito in un lago di sangue.
Il delitto, avvenuto il 10 novembre 2022, ha radici profonde in uno scontro generazionale e camorristico tra due famiglie del quartiere: da un lato i Muro, dall'altro gli Artiano, storicamente legati ai clan Grimaldi-Scognamiglio di Soccavo.
Al centro della contesa, una relazione sentimentale tra il ventenne Anthony Artiano – figlio del ras locale Giovanni Artiano – e la figlia minore di Pasquale Muro senior. I parenti della ragazza, secondo quanto emerso dalle indagini coordinate dal pm della Dda di Napoli, lamentavano un "atteggiamento violento" del giovane, che non sarebbe stato accettato dalle due famiglie in rotta di collisione.
Quello che doveva essere un confronto verbale, però, degenerò in pochi istanti in un'esecuzione sommaria: Artiano fu ferito da un colpo di pistola al torace e spirò sei giorni dopo, in un letto dell'ospedale Cardarelli, lasciando dietro di sé un'orizzonte di vendette e sospetti.Potrebbe interessarti
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Ma i giudici d'appello, non hanno avuto esitazioni: la responsabilità è stata ritenuta "piena e incontrovertibile", basata su un mosaico di prove testimoniali, intercettazioni ambientali e riscontri balistici che dipingono una scena da film noir. "Una vera e propria imboscata", come l'ha definita il procuratore durante la requisitoria, con Muro che preme il grilletto dopo aver immobilizzato la vittima con l'aiuto di complici familiari.
Non solo il killer: l'inchiesta ha travolto l'intero nucleo familiare dei Muro. A luglio scorso, il Gup del Tribunale di Napoli, Alessandra De Bellis, ha condannato in rito abbreviato Gianluca Muro – padre del 23enne e figura di spicco nel contesto criminale locale – a 10 anni e 6 mesi di reclusione per concorso in omicidio.
La svolta arrivò a marzo 2024, quando il Gip Valentina Gallo respinse la richiesta di archiviazione avanzata dalla difesa e dispose l'imputazione coatta nei confronti di Gianluca, fino ad allora estraneo alle accuse e sempre proclamatosi "innocente".
Le indagini, partite dalle denunce dei familiari di Artiano, rivelarono un ruolo attivo del padre: non solo istigatore morale, ma partecipante materiale alla lotta che precedette lo sparo fatale.Le testimonianze rese al processo – raccolte tra il 2023 e il 2024 – sono state il pilastro dell'accusa, dipingendo un quadro di violenza brutale e premeditata.
Con la condanna definitiva di Pasquale Muro, il cerchio si stringe: resta pendente l'appello contro la sentenza di primo grado per Gianluca, atteso nei prossimi mesi. Ma per le famiglie coinvolte, il prezzo del sangue è già altissimo. Soccavo, periferia martoriata da cicli di violenza che la camorra alimenta da decenni, attende una tregua che, al momento, sembra lontana.
Per Anthony Artiano, ventenne con sogni spezzati da un amore osteggiato, resta solo il ricordo di una vita rubata in nome di un onore malinteso
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