In foto i coltelli sequestrati nella scuola del Parco Verde di Caivano
Sabato mattina, Istituto Scolastico "Morano", cuore pulsante del Parco Verde di Caivano. La dirigente scolastica nota qualcosa che non va, tre ragazzini sono sospetti. Scatta la chiamata ai Carabinieri.
Quello che i militari della compagnia di Caivano trovano nelle tasche di quegli alunni è il sintomo agghiacciante di un'emergenza che non conosce più confini: tre coltelli. Gli studenti, due di 13 anni e uno di 14, vengono portati in caserma, le armi sequestrate. Dopo la segnalazione alla Procura per i minorenni di Napoli, vengono riaffidati ai rispettivi genitori.
Questo episodio non può essere letto come una semplice "bravata" adolescenziale. Il contesto è tutto. Il Parco Verde non è un quartiere qualunque, ma una delle più grandi piazze di spaccio d'Europa, una fortezza di degrado e controllo camorristico dove crescere "puliti" non è un'opzione, è un miracolo quotidiano.
Qui, emergere è una lotta impari. La scuola, guidata da dirigenti coraggiosi, opera come un'ambasciata dello Stato in territorio ostile. L'istituto "Morano" è un presidio di legalità che cerca disperatamente di offrire un'alternativa a bambini che respirano violenza e illegalità come aria.
Avere un coltello in tasca, a 13 anni, può significare sentirsi grandi, imitare i "modelli" sbagliati che governano il rione, o peggio, sentirsi protetti in un ambiente dove la violenza è l'unica lingua compresa.
La chiamata della preside ai Carabinieri non è un atto di delazione, ma l'essenza della sinergia tra istituzioni: è l'ultima frontiera dello Stato che cerca, con ogni mezzo, di salvare i suoi figli più esposti.
L'allarme di Caivano si salda a un'epidemia di armi che ha ormai profanato anche i luoghi che dovrebbero essere sacri: le aule scolastiche. I giovanissimi sono sempre più armati, e non solo nelle piazze della movida.
Quello del "Morano" è solo l'ultimo, drammatico episodio. Appena martedì scorso, in una scuola di Piscinola, in via Vecchia Miano, una docente ha trovato un coltello nascosto nella cassetta del wc dei bagni maschili. Un'arma anonima, pronta all'uso, lasciata in un luogo "sicuro" da chi, evidentemente, la considera un accessorio quotidiano.
Questi episodi, uniti ai continui sequestri di lame durante i controlli del fine settimana, raccontano di una generazione che ha normalizzato la violenza. Il coltello non è più uno strumento, ma uno status symbol, uno scudo contro la paura o un'arma per imporre la propria legge.
Il ritrovamento a Caivano, con i coltelli addosso ai ragazzini, segna un'escalation: non più un'arma nascosta in bagno, ma portata in classe, pronta all'uso, ennesimo segnale di una battaglia per la legalità che si combatte, ormai, banco per banco.