Torre del Greco – In un verdetto che segna un turning point nella travagliata saga del fallimento Deiulemar, il Tribunale di Torre Annunziata ha inflitto una batosta finanziaria a UBI Banca: 18,5 milioni di euro di risarcimento, più interessi e spese processuali.
Una sentenza che non solo premia la tenacia della Curatela fallimentare, ma accende una fiaccola di speranza per migliaia di risparmiatori campani, da anni in attesa di giustizia dopo il crollo di un impero navale che ha lasciato ferite profonde nell'economia vesuviana.
La pronuncia, firmata dal giudice Valentina Vitulano e depositata il 27 ottobre, non lascia adito a dubbi: UBI Banca è stata ritenuta corresponsabile del dissesto finanziario della Deiulemar Compagnia di Navigazione S.p.A., una delle più clamorose crisi aziendali del Meridione italiano.
La banca, accusata di aver facilitato operazioni finanziarie opache e prive di adeguati controlli, deve ora sborsare una somma monstre che potrebbe diventare la prima vera boccata d'ossigeno per la massa dei creditori.
"Accogliamo pienamente le istanze della Curatela", recita il comunicato ufficiale del curatore, che sottolinea come questa decisione di primo grado apra le porte a un domino di ricorsi contro altri colossi del credito ancora sotto i riflettori giudiziari.
Per comprendere il peso di questa sentenza, è utile riavvolgere il nastro alla genesi del disastro. Correva l'anno 2012 quando la Deiulemar, un tempo fiore all'occhiello della flotta mercantile italiana con rotte globali e un indotto da migliaia di posti di lavoro, implose sotto il peso di un buco patrimoniale da centinaia di milioni.
Obbligazioni emesse per finanziare ambiziose espansioni si rivelarono un miraggio: i risparmiatori, in gran parte famiglie della zona flegrea e vesuviana, persero i loro sudati risparmi in quella che fu definita "la Parmalat del mare". L
a Procura di Torre Annunziata indagò a tappeto, portando alla luce un intreccio di irregolarità bancarie che, secondo l'accusa, avevano ignorato i segnali di allarme per gonfiare i volumi di business.Potrebbe interessarti
Caso Sangiuliano, perquisita la sede di Anteprima24: indagato giornalista
Napoli, torna subito libero per motivi di salute il broker della droga Mario Cardillo
Strage di Ercolano, la procura chiede 44 anni di carcere per i 3 imputati
Sprechi alla Sma Campania, sette ex dirigenti a giudizio: danno da 5,7 milioni di euro
La Curatela, guidata da un pool di legali tra cui l'avvocato Lelio Mancino, ha orchestrato una controffensiva giudiziaria senza quartiere. Questa sentenza contro UBI non è un caso isolato: fa parte di un mosaico di cause pendenti che coinvolgono altri istituti, accusati di aver chiuso un occhio su prestiti concessi senza garanzie reali o di aver promosso emissioni obbligazionarie destinate al pubblico retail senza i crismi della trasparenza.
"È un pronunciamento di grande rilievo giuridico e simbolico", spiega Mancino. E poi aggiunge "Conferma che il sistema bancario non può più nascondersi dietro a tecnicismi: la responsabilità è personale e collettiva quando si gioca con i risparmi altrui".L'impatto va oltre i numeri.
Per i circa 12mila creditori – pensionati, artigiani, piccoli investitori che videro svanire in fumo i loro sogni di un ritorno sicuro – questa vittoria è un barlume in un tunnel durato oltre un decennio. Le somme, una volta passate in giudicato, potrebbero essere distribuite pro-quota, alleviando almeno in parte il dramma di chi ha perso tutto.
Ma la Curatela non si ferma: "Seguiranno aggiornamenti sui contenziosi in corso", promette il comunicato, lasciando intendere che il 2025 potrebbe essere l'anno della resa dei conti per l'intero settore.
E qui emerge il monito più amaro: il caso Deiulemar non è solo un capitolo di cronaca giudiziaria, ma un case study per giuristi e policymaker. In un'era di fintech e finanza inclusiva, la sentenza rammenta l'urgenza di rafforzare i meccanismi di vigilanza della Banca d'Italia e della Consob.
"Trasparenza e controlli non sono optional, ma baluardi contro abusi che colpiscono i più deboli", tuona Mancino, evocando un sistema creditizio che, in nome del profitto, ha spesso anteposto gli interessi corporativi a quelli della collettività.Mentre UBI Banca valuta appelli – e con loro, presumibilmente, i suoi azionisti – la macchina della giustizia campana gira a pieno regime.
Per i risparmiatori di Pozzuoli, Quarto e dintorni, questa è più di una sentenza: è un grido di rivincita contro un'ingiustizia che ha segnato generazioni. La Deiulemar, un tempo sinonimo di orgoglio marittimo, potrebbe rinascere dalle sue ceneri non come flotta, ma come emblema di accountability. E se è vero che la giustizia è lenta, oggi ha dimostrato di non essere cieca.



 
                                    
 
     



Lascia un commento