Caserta– Dalle parole d'odio sul web alle armi bianche nascoste in casa. È una deriva di radicalizzazione violenta e preoccupante quella emersa dalle indagini che ieri hanno portato la Polizia di Stato a eseguire un'ordinanza di collocamento in comunità per un minore di soli 16 anni, residente in provincia di Caserta.
L'accusa, formalizzata dal GIP presso il Tribunale per i Minorenni di Napoli, è gravissima: propaganda e istigazione a delinquere per motivi di discriminazione razziale, reato previsto dall'articolo 604 bis del codice penale.
L'incitamento alla violenza sui canali Telegram
Il giovane non era un semplice utente, ma un amministratore attivo di diversi canali Telegram. Da questa posizione di influenza, secondo quanto ricostruito dalle indagini delle DIGOS di Napoli e Caserta, il 16enne gestiva la diffusione sistematica di contenuti aberranti.
Le chat, coordinate dalla Procura dei Minorenni partenopea e monitorate con il supporto della Direzione Centrale della Polizia di Prevenzione, erano un crogiolo di antisemitismo, negazionismo della Shoah e incitamento esplicito alla discriminazione.Potrebbe interessarti
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La gravità del gesto non risiede solo nella propaganda, ma nell'appello diretto all'azione. In diversi post, infatti, l'indagato istigava apertamente gli altri utenti a compiere "azioni violente" mirate contro persone di religione ebraica e organizzare vere e proprie "spedizioni punitive" nei confronti di coetanei "di colore".
Il precedente: armi e simboli nazisti
Ciò che rende lo scenario ancora più allarmante è la connessione tra l'odio online e la minaccia fisica. Il 16enne era già finito nel mirino degli investigatori la scorsa estate.
Una perquisizione eseguita nei suoi confronti aveva portato al rinvenimento di materiale che conferma la pericolosità dell'ideologia abbracciata dal giovane: coltelli, asce e numerosi disegni riproducenti svastiche e altri simboli nazisti.
Il provvedimento di collocamento in comunità si è reso necessario per interrompere questa escalation, che salda la propaganda virtuale all'inquietante possesso di armi reali, evidenziando il rischio concreto che gli appelli alla violenza potessero tradursi in fatti.



 
                                    
 
     



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