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Camorra, assolto Crescenzo Marino: cade l'accusa di essere il capo delle Case Celesti a Secondigliano

L'assoluzione del figlio del boss Gennaro Marino Mekkey pone fine anche alle speculazioni nei confronti di Geolier, amico d'infanzia di Crescenzo Marino
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Napoli - Le accuse contro Crescenzo Marino, figlio del boss Gennaro detto Mekkey, crollano definitivamente in appello. La seconda sezione della Corte di appello di Napoli, al termine di una camera di consiglio durata diverse ore, ha assolto con formula piena il presunto rampollo della camorra di Secondigliano, che in primo grado era stato condannato a dieci anni di reclusione.

Secondo l’impianto accusatorio, Marino jr avrebbe ereditato il trono criminale lasciato dal padre, capo storico del gruppo delle Case Celesti, e avrebbe diretto insieme ad altri il sodalizio attivo nel traffico di droga all’ingrosso e al dettaglio.

Accuse che i giudici di secondo grado hanno ritenuto infondate, ribaltando la sentenza di primo grado. A difenderlo in aula sono stati gli avvocati Luigi Senese, Saverio Senese ed Emilia Granata.

Il legame con Geolier e le “ombre” di Sanremo

La vicenda giudiziaria di Crescenzo Marino si era intrecciata, suo malgrado, anche con la carriera artistica del rapper Geolier, nome d’arte di Emanuele Palumbo. I due sono legati da un’amicizia, citata dallo stesso artista in alcuni brani, tra cui Nun sacc’ perdere.

Proprio questa vicinanza era stata strumentalizzata da alcuni commentatori e rilanciata in rete con insinuazioni e illazioni: dopo il Festival di Sanremo, quando si parlò di presunti “call center” legati alla camorra che avrebbero gonfiato i voti a favore del cantante, il nome di Marino fu tirato in ballo come esempio di amicizie pericolose.

Una narrazione che l’assoluzione odierna contribuisce a smontare, archiviando definitivamente quella che i difensori definiscono “una campagna di discredito senza fondamento”.

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L’indagine e gli arresti del 2022

L’inchiesta che aveva portato al coinvolgimento di Marino jr era nata nel 2022 nell’ambito delle ricerche di Roberto Manganiello, allora latitante e indiziato di duplice omicidio aggravato dal metodo mafioso, oltre che di detenzione e porto abusivo di armi.

Da quell’indagine la Dda aveva ricostruito un presunto organigramma del clan delle Case Celesti, con Marino e Maddalena Imperatore indicati come promotori e direttori del gruppo, Lorenzo Celentano come luogotenente e altri affiliati accusati di gestire le piazze di spaccio nel quartiere. La contestazione più grave a carico di Marino era quella di aver gestito la “cassa” del clan, percependo quote di denaro provenienti dal traffico di stupefacenti.

Gli arresti scattarono a fine luglio 2022, ma il blitz si era esteso anche a indagati già colpiti da misure cautelari nell’ottobre 2021. In totale furono 32 le persone finite sotto inchiesta, alcune arrestate, altre a piede libero. Tra i nomi compariva anche quello di Domenico Gargiulo, detto Sicc penniello, successivamente ucciso in un agguato di camorra.

La caduta del castello accusatorio

La Corte di appello ha ora smontato l’impianto accusatorio nei confronti di Crescenzo Marino, stabilendo che non vi fossero prove sufficienti a dimostrare la sua effettiva leadership nel clan né la sua partecipazione diretta agli affari illeciti.

La sentenza rappresenta un punto di svolta non solo per la posizione processuale dell’imputato, ma anche per le ricadute mediatiche che la sua figura aveva avuto negli ultimi anni, tra cronaca nera e gossip giudiziario.

RIPRODUZIONE RISERVATA Articolo pubblicato il 2 Ottobre 2025 - 08:51 - Giuseppe Del Gaudio

Commenti (1)

La sentenza di appello su Crescenzo Marino e importante perche mette in luce la mancanza di prove contro di lui. Pero ci sono ancora molte domande su come la camorra opera a Napoli e chi veramente controlla.

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