Arrestato giovane usuraio a Boscotrecase
L’ordinanza di custodia cautelare ai domiciliari con braccialetto elettronico è stata emessa dal GIP del Tribunale di Torre Annunziata su richiesta della Procura della Repubblica, al termine di una complessa indagine condotta dai Carabinieri della Stazione di Boscoreale.
L’arrestato — già noto alle forze dell’ordine e considerato vicino a contesti di microcriminalità — avrebbe prestato denaro a una persona in gravi difficoltà economiche, senza lavoro e bisognosa di liquidità immediata, pretendendo in cambio interessi usurari fino al 370% annuo, che in alcuni casi sarebbero arrivati addirittura all’800%
. Un sistema di strozzinaggio feroce, sorretto da minacce e violenze, che ha spinto la vittima a denunciare dopo mesi di umiliazioni e paura.
Le indagini, coordinate dalla Procura di Torre Annunziata, si inseriscono in un più ampio filone investigativo che già lo scorso novembre aveva portato all’arresto in flagranza di un usuraio 59enne attivo nella stessa area.
Gli investigatori dell’Arma, attraverso l’analisi delle immagini dei sistemi di videosorveglianza, intercettazioni tecniche e una consulenza economico-finanziaria, hanno documentato il flusso di denaro e i pagamenti estorti alla vittima. La perizia ha certificato in modo inequivocabile il carattere usurario dei tassi applicati, ben oltre i limiti consentiti dalla legge.
Il giovane faceva leva sulla disperazione della vittima e sulla propria reputazione criminale, imponendo restituzioni impossibili e ricorrendo alle minacce ogni volta che i pagamenti ritardavano”
Al termine delle formalità di rito, il 26enne è stato condotto presso la propria abitazione e sottoposto ai domiciliari con dispositivo di controllo elettronico.
Il caso di Boscotrecase riaccende i riflettori su una delle piaghe più odiose e silenziose della criminalità economica: l’usura, una pratica che continua a prosperare nelle aree socialmente più fragili, dove la disperazione diventa moneta di scambio.
Secondo recenti stime del Ministero dell’Interno, in Campania l’usura rappresenta una forma di violenza economica diffusa e in crescita, soprattutto dopo la crisi economica e la pandemia. A pagare il prezzo più alto sono disoccupati, piccoli commercianti, artigiani e famiglie indebitate, che finiscono nelle mani di chi trasforma il bisogno in profitto criminale.
Le organizzazioni camorristiche, in particolare nei territori del Vesuviano, hanno fatto dell’usura uno strumento di controllo sociale: un modo per accreditarsi come “benefattori” in tempi di difficoltà, salvo poi strangolare le vittime con tassi da capogiro e violenze.
Dietro i numeri, ci sono storie di solitudine e vergogna, persone che spesso non denunciano per timore di ritorsioni o per sfiducia nelle istituzioni.
Le autorità giudiziarie e le associazioni antiracket ricordano che rompere il silenzio è il primo passo per uscire dal giogo degli usurai.
In Campania, la Fondazione antiusura “San Giuseppe Moscati” e la Federazione Antiracket Italiana (FAI) offrono da anni assistenza legale e sostegno economico alle vittime, collaborando con le forze dell’ordine per ricostruire i circuiti criminali che alimentano questo mercato del dolore.
“L’usura è una forma moderna di schiavitù — spiega un magistrato della DDA di Napoli —. Chi la pratica non colpisce solo il portafoglio, ma la dignità delle persone, rendendole ostaggi del debito e della paura”.
L’arresto del giovane di Boscotrecase è solo una tappa di un’indagine più ampia, ma anche un segnale di fiducia per chi lotta contro questa forma di violenza invisibile.
Dietro la fredda cifra dell’800% d’interessi, si nasconde una realtà fatta di sopraffazione, silenzio e dolore.
E, ancora una volta, la cronaca dimostra come l’usura non sia solo un reato economico, ma una piaga sociale che mina le fondamenta stesse della convivenza civile.