Napoli - Nonostante fosse agli arresti domiciliari dal marzo scorso il boss Salvatore Percich, elemento di riferimento per il clna Mazzarella ai Quartieri Spagnoli per i suoi legami con la famiglia di camorra dei Buonerba , "i capelloni" di Forcella, non ha esitato ad armarsi insieme con il figlio minorenne per una vendetta d'onore familiare.
Ovvero punire con la morte il giovane fidanzato della figlia, entrambi minorenni, che aveva diffuso tra amici video e foto imtime della ragazza. Il giovane I.C. che tra l'altro a breve compirà 18 anni era anche un suo fedelissimo.
Ma per il 46enne quella diffusione di quei video era un'onta che andava lavata col sangue. Era stato arrestato a marzo scorso al porto di Casamicciola con alcune dosi di cocaina rosa, la cosiddetta droga dello strupro e altre di cociana pura ed era stato posto ai domiciliari.
La sera del 15 settembre scorso però Salvatore Perchich detto Sasy aveva deciso di mettere in atto la sua vendetta familiare. Percich - identificato come mandante ed esecutore materiale - si sarebbe messo personalmente alla guida della spedizione punitiva insieme a un suo congiunto minorenne e a un terzo uomo non ancora identificato.
L'agguato fallito e la vendetta immediata
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La reazione di I.C. non si è fatta attendere. Appena un'ora dopo l'agguato, il 17enne si sarebbe vendicato ferendo il coetaneo L.L., ritenendo che questi fosse uno dei tre partecipanti all'attentato contro di lui. Ma non era così perché il ferito era arrivato in ritardo all'appuntamento con il boss per un problema allo scooter.
L'indagine: dalle intercettazioni in ospedale al ruolo dei minori
La svolta investigativa è arrivata proprio dalle intercettazioni ambientali effettuate nell'ospedale dove era ricoverato Catanzaro. I carabinieri, analizzando anche le immagini della videosorveglianza, hanno ricostruito l'intera vicenda.
Oltre a Percich e al parente minorenne, sono finiti in manette anche altri due minori di 17 anni che, pur arrivando in ritardo all'agguato, sono accusati di concorso nel reato. In manette è finita anche Anna Nesa, 20enne fidanzata di L.L., che avrebbe ospitato in un B&B i partecipanti al raid, permettendo loro di cambiarsi i vestiti.
L.L., già detenuto per evasione da una comunità, non è destinatario del fermo in quanto già in carcere. L'indagine dipinge un quadro allarmante di una faida dove l'onore ferito e le relazioni personali si intrecciano con le dinamiche criminali del territorio, coinvolgendo sempre più giovani in spirali di violenza senza ritorno.
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