nella foto una immagine della Festa dei Gigli a Villaricca
Villaricca – Un episodio di violenza brutale, marchiato dal sigillo dell’odio razziale, ha lacerato il tessuto sociale di una terra, la Campania, storicamente orgogliosa della sua reputazione di accoglienza e inclusività.
Durante i festeggiamenti per la tradizionale "Ballata dei Gigli" lo scorso 10 settembre, una serata di folklore e comunità si è trasformata in un incubo per N’Tji, un 17enne originario del Mali.
I Carabinieri della stazione di Villaricca, dopo due giorni di indagini meticolose supportate dall’analisi dei filmati di videosorveglianza, hanno individuato e denunciato i presunti responsabili.
Si tratta di tre uomini del posto: un 36enne già noto alle forze dell’ordine e due 31enni incensurati. Per loro, le accuse sono gravissime: aggressione e lesioni aggravate dalla finalità di discriminazione razziale.
La ricostruzione dei fatti dipinge un quadro agghiacciante. N’Tji, insieme ad un gruppo di amici, tutti italiani, stava vivendo quella che doveva essere una normale serata di festa. Ma nella folla, è stato individuato, isolato e preso di mira per un solo, inconfondibile motivo: il colore della sua pelle.
«Mi hanno picchiato perché sono nero», racconta con voce ancora tremante il giovane ai giornalisti. «Con me c’erano altri ragazzi ma erano tutti bianchi, invece se la sono presa solo con me».
Una testimonianza cruda che non lascia spazio a interpretazioni: non era una rissa, era un pestaggio a sfondo razzista. I pugni e gli schiaffi di una coppia – verosimilmente due dei tre denunciati – lo hanno ridotto in condizioni tali da necessitare il ricovero in ospedale, con una prognosi di sette giorni.
Le conseguenze fisiche, però, sono nulla in confronto al trauma psicologico. Lo choc dell’aggressione ha eroso in N’Tji ogni senso di sicurezza e fiducia. La sua dichiarazione è un pugno allo stomaco per un Paese che si professa civile: «È un paese razzista, voglio scappare». Un grido di dolore e disillusione che è anche un terribile j’accuse per l’intera nazione.
Questo episodio non è un caso isolato, ma sembra essere il sintomo di un male più profondo e strisciante. Se la Campania è da sempre un crocevia di culture, un laboratorio di integrazione, il suo volto sta cambiando?
L’episodio di Villaricca suona come un campanello d’allarme: l’odio razziale non è un problema confinato al Nord o alle grandi metropoli, ma attecchisce anche in quelle realtà del Sud che consideravamo immuni.
Il lavoro delle forze dell’ordine, lodevole nell’aver individuato i sospetti in tempi rapidi, è solo il primo passo. La vera sfida, ora, è per la comunità tutta: condannare senza se e senza ma, sostenere la vittima, e riaffermare con forza i valori di umanità e rispetto che da sempre definiscono l’identità più autentica di questa regione
. Per dimostrare a N’Tji e a tutti che l’Italia non è il paese razzista che ha incontrato quella notte, ma che può e deve essere la casa accogliente che lui, e molti altri, sognavano.
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