Nella foto il boss di Pozzuoli, Gennaro Sannino e il carcere di Palermo
Pozzuoli - Nemmeno le sbarre sono riuscite a spegnere la sete di potere di Gennaro Sannino, noto come “Gennarino ‘o vet”. Il boss di Monterusciello, figura di spicco della camorra flegrea, ha continuato a tessere la sua tela criminale anche da dietro le sbarre, dettando ordini con una freddezza che tradisce il suo status di capo indiscusso.
Ma l’azione delle forze dell’ordine ha posto fine al suo regno carcerario: un trasferimento a Palermo ha interrotto i suoi contatti con l’esterno.
La scoperta delle sue attività illecite è arrivata quasi per caso. Durante un controllo, è stato contestato l'uso di un telefono cellulare a un suo compagno di cella, un detenuto affiliato al clan Longobardi-Beneduce.
L'indagine successiva ha rivelato la verità: Sannino, sebbene in carcere da due anni per estorsione, utilizzava quel telefono per impartire direttive, mantenere il controllo sul territorio e gestire gli affari illeciti del suo clan.
La scoperta del cellulare in uso al boss Gennaro Saninno in carcere apre nuovi scenari investigativi sulla cosca criminale di Pozzuoli dopo il recente blitz nato dalle dichiarazioni dei suoi nipoti pentiti Luigi e Umberto Sannino.
Una scelta che ha messo in ginocchio il clan, rivelando segreti e dinamiche interne. Il trasferimento di Sannino al carcere di Palermo, una destinazione lontana e con un regime di sorveglianza più severo, rappresenta un colpo durissimo per il suo clan e un chiaro segnale da parte dello Stato: non c’è luogo, nemmeno dietro le sbarre, dove la camorra possa operare indisturbata.