Nella foto la giovane vittima Corrado Finale e l'investitore Alfredo Taglialatela
Napoli – Una sentenza destinata a far discutere è stata emessa oggi dal Tribunale di Napoli: Aurelio Taglialatela, 22 anni, è stato condannato a 17 anni e 4 mesi di reclusione per l’omicidio volontario di Corrado Finale, il tentato omicidio di Umberto Galdiero e l’attentato incendiario contro l’abitazione della famiglia Galdiero, avvenuto nell’agosto 2024.
Il collegio giudicante, escludendo le aggravanti di premeditazione e futili motivi, ha comunque ritenuto il giovane responsabile dei gravi episodi contestati. La motivazione della sentenza sarà depositata entro 60 giorni.
La vicenda, che ha sconvolto la comunità di Napoli Nord, risale alla drammatica notte del 15 settembre 2024. Secondo la ricostruzione degli inquirenti, Taglialatela, a bordo della sua Fiat 500, avrebbe inseguito uno scooter su cui viaggiavano Corrado Finale e Umberto Galdiero, entrambi 18enni.
L’impatto, violentissimo, è stato fatale: Corrado è morto sul colpo, mentre Umberto è rimasto gravemente ferito, riportando lesioni che lo hanno costretto a un lungo calvario.Le indagini, condotte dai Carabinieri e coordinate dal pm Giovanni Corona della Procura di Napoli Nord, hanno portato alla luce un intreccio di rancori e vendette alla base della tragedia.
Tutto avrebbe avuto origine un mese prima, ad agosto, quando Taglialatela avrebbe compiuto un gesto eclatante: il lancio di una molotov contro l’abitazione della famiglia Galdiero, causando un incendio che, per fortuna, non ha provocato vittime.
Un episodio che, secondo gli inquirenti, sarebbe stato il preludio alla spirale di violenza culminata nella notte del 15 settembre.
La sera dell’omicidio, i due giovani avrebbero danneggiato il finestrino della Fiat 500 di Taglialatela, un gesto che avrebbe scatenato la sua furia. In preda alla rabbia, il 22enne si sarebbe messo all’inseguimento dello scooter, dando vita a una corsa fatale.
Dopo l’incidente, Taglialatela si è presentato spontaneamente in caserma, confessando il fatto e venendo arrestato. Un gesto che, tuttavia, non ha mitigato il dolore di una comunità sconvolta dalla perdita di Corrado Finale, un ragazzo descritto come pieno di vita e sogni, strappato troppo presto ai suoi affetti.
Assistito dagli avvocati Luigi Poziello e Alfonso Vozza, Taglialatela ha affrontato il processo con accuse pesanti: omicidio volontario, tentato omicidio e attentato incendiario. Il collegio giudicante, pur riconoscendo la responsabilità dell’imputato, ha escluso le aggravanti di premeditazione e futili motivi, optando per una condanna a 17 anni e 4 mesi.
Se la sentenza non verrà impugnata, grazie ai benefici previsti dalla riforma Cartabia, la pena potrebbe essere ridotta a 14 anni e 11 mesi.
La famiglia di Corrado Finale, rappresentata dagli avvocati Adriano Cafiero e Arianna Mocerino, ha seguito il processo con compostezza ma con il cuore spezzato, chiedendo giustizia per un lutto che ha segnato profondamente la comunità. “Corrado era un ragazzo pieno di speranze, la sua vita è stata interrotta da un gesto insensato”, ha dichiarato uno dei legali dopo la sentenza.
La vicenda ha lasciato un segno indelebile a Napoli Nord, dove la morte di Corrado Finale
è diventata simbolo di una violenza che, alimentata da rancori e gesti sconsiderati, ha spezzato vite e famiglie.La comunità, ancora sotto shock, si interroga su come prevenire episodi simili, chiedendo maggiore attenzione alla sicurezza e al dialogo tra i giovani. Intanto, le indagini proseguono per chiarire eventuali dettagli ancora oscuri della vicenda, mentre il ricordo di Corrado continua a vivere nei cuori di chi lo conosceva.
Il processo, con la sua sentenza, chiude un capitolo doloroso, ma non placa il bisogno di verità e giustizia di una comunità ferita. Resta il peso di una condanna che, per quanto severa, non potrà mai restituire Corrado ai suoi cari.
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