Cronaca Giudiziaria
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18 Settembre 2025 - 08:14

Omicidio De Longis, in manette il presunto killer 'o Folletto, 6 anni dopo l'agguato per uno sputo al boss

Di Rosaria Federico

Brusciano – Uno sputo sul marciapiede, un gesto di disprezzo inestinguibile lavato nel sangue. È la miccia che six anni fa, il 24 marzo, innescò l’agguato di camorra che costò la vita a Fortunato De Longis, 22enne venditore di lumini.

A distanza di anni, la macchina della giustizia chiude il cerchio: il giudice per le indagini preliminari di Napoli ha disposto la custodia cautelare in carcere per Pietro De Filippis, detto ‘o Folletto, ritenuto l’esecutore materiale del omicidio.

La vicenda, un groviglio di onore ferito, calcoli criminali e faide, prende le mosse da un corteo funebre. Non un funerale qualunque, ma quello di Gennaro Rega, nipote del boss Tommaso Rega, in arte Chirichiello.

Mentre il feretro del giovane fantino attraversava Brusciano, De Longis – secondo le testimonianze raccolte dall’Arma – avrebbe sputato a terra con disprezzo. Uno “sgarro” imperdonabile per il clan Rega, un affronto che secondo le regole della camorra può essere lavato solo con la morte.

Il comando partì dal cuore della 219, roccaforte del gruppo Piacente, alleato dei Rega. Sei uomini, tre moto. Una squadra di fuori messa insieme per la punizione esemplare. Alla guida della Honda Africa Twin, Bruno Piacente, detto ‘o Cacaglio, consuocero del boss e ras dello spaccio. In qualità di passeggero, il presunto killer: Pietro De Filippis, ‘o Folletto.

Affiancano il furgone dove viaggiano Fortunato e suo padre. La scena è agghiacciante nella sua precisione criminale. “Cornuto, ti devo sparare!”: le ultime parole udite da De Longis prima che il rombo di un revolver calibro 38 squarciasse l’aria. Due colpi. Fortunato crolla sul sedile. Morirà poche settimane dopo nell’ospedale di Nola, stroncato da complicazioni settiche.

Le indagini dei Carabinieri della Compagnia di Castello di Cisterna hanno ricostruito l’accaduto pezzo per pezzo, in un lavoro certosino durato anni. Dalle prime testimonianze, spesso reticenti per paura, alle telecamere di sorveglianza che hanno immortalato il movimento delle moto prima e dopo l’agguato, l’abbigliamento dei killer, la fuga verso le palazzine popolari.

"Volevamo solo ferirlo": derisi dal clan Mascitelli

Poi, il colpo decisivo: le intercettazioni ambientali. Frasi rubate che hanno confermato i ruoli di tutti, incluso quello di De Filippis come esecutore. Il quadro è stato completato dalle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia, come Ciro Oliva, che hanno dipinto la catena di comando e i legami tra De Filippis e Piacente.

Ma l’agguato, secondo la Dda, non fu solo una vendetta per lo sputo. Fu un messaggio di forza indirizzato al clan rivale, gli Esposito-Palermo, con cui i Rega si contendevano il controllo di Brusciano. De Longis era un congiunto degli Esposito-Palermo. Ucciderlo significava colpire il clan avversario e riaffermare la propria supremazia.

In carcere finisce così anche ‘o Folletto, pluripregiudicato con precedenti per droga, rapina e associazione camorristica. La sua – e quella di Piacente – versioni sminuite (“Volevamo solo ferirlo”) non hanno convinto né i rivali del clan Mascitelli, che li derisero dicendo “Siete andati per fare mezza pisciata e vi prendete l’ergastolo”, tantomeno il giudice.

Il Gip, nell’ordinanza, ha infatti bollato quella ricostruzione come incredibile. Ha riconosciuto invece l’aggravante dell’agevolazione mafiosa, legando il delitto alla strategia del clan. Per De Filippis, il giudice ha sottolineato la sua elevata pericolosità sociale e il concreto rischio di recidiva. Motivi per cui il carcere è apparso l’unica scelta possibile, a sigillo di una giustizia che, seppure a distanza di tempo, arriva.

RIPRODUZIONE RISERVATA Articolo pubblicato il 18 Settembre 2025 - 08:14 - Rosaria Federico

Questo articolo è stato pubblicato il 18 Settembre 2025 - 08:14

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Rosaria Federico

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  • Ho letto l'articolo e trovo che la situazione sia molto complessa, con molte sfaccettature e implicazioni legali. La giustizia sembra finalmente procedere, ma ci sono ancora tante domande senza risposta sul contesto di questa vicenda.

    • L'articolo descrive bene come la giustizia ha preso tempo per agire, ma ci sono anche molti dettagli che non sono chiari. Speriamo che in futuro ci siano meno violenze e più sicurezza per tutti.