Cronaca Napoli
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10 Settembre 2025 - 13:14

Omicidio Correra, ecco come i Ris hanno inchiodato Renato Caiafa

Di Giuseppe Del Gaudio

Napoli – Non può essere partito accidentalmente il colpo di pistola che, lo scorso 9 novembre, in piazza Sedil Capuano, nel cuore del centro storico, ha ucciso il 18enne Arcangelo Correra.

È questa la conclusione a cui sono giunti i tecnici del Ris di Roma, incaricati di eseguire la perizia balistica sull’arma che quella notte era nelle mani dell’amico della vittima, il 19enne Renato Caiafa, arrestato ieri dalla Polizia in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere.

La contestazione a suo carico è pesante: omicidio volontario con dolo eventuale, come richiesto dalla Procura di Napoli e disposto dal gip Maria Gabriella Iagulli, che ha firmato il provvedimento restrittivo.

La perizia balistica

Secondo gli accertamenti tecnici, la pistola utilizzata era «perfettamente funzionante e idonea allo sparo». Non solo: lo sforzo necessario per premere il grilletto era tale da escludere la tesi di uno sparo accidentale, sostenuta da Caiafa fin dal primo interrogatorio.

Il giovane aveva raccontato di aver trovato l’arma «casualmente» appoggiata sullo pneumatico di un’auto e di averla mostrata all’amico per gioco, quando il colpo sarebbe partito inavvertitamente.

Ma i risultati dell’autopsia e la ricostruzione balistica raccontano un’altra verità: Caiafa era di fronte ad Arcangelo quando ha premuto il grilletto, puntando verso zone vitali.

Dolo eventuale e responsabilità

Secondo il gip, l’elemento psicologico che emerge è quello del dolo eventuale: Caiafa, cioè, si sarebbe rappresentato la concreta possibilità che la sua condotta – maneggiare un’arma e premerne il grilletto in direzione dell’amico – potesse causarne la morte. Nonostante ciò, ha accettato il rischio e ha sparato.

Nell’ordinanza si sottolinea come il 19enne si muovesse in un contesto di ostentazione: portava con sé la pistola «per farsi bello agli occhi degli amici», per mostrarsi sicuro, rispettato e – come scrive il giudice – «per attirare l’attenzione di soggetti di caratura criminale ben più elevata».

Una comitiva con le armi in mano

Le indagini hanno però rivelato un quadro ancora più inquietante. Non solo Caiafa, ma anche la vittima, Arcangelo Correra, aveva dimestichezza con le armi. Le intercettazioni ambientali in carcere hanno fatto emergere come anche il 18enne, in altre occasioni, girasse armato e, «per superficialità e spavalderia», puntasse la pistola contro altri ragazzi, persino contro lo stesso Caiafa, in quelle che gli investigatori hanno definito «stupide prove di coraggio».

Il contesto sociale

Il caso Correra apre uno squarcio drammatico su una realtà che va oltre la singola tragedia: la diffusione di armi nelle mani di giovanissimi, il culto della violenza come linguaggio identitario, l’idea di impugnare una pistola per sentirsi rispettati o per emulare modelli criminali.

In piazza Sedil Capuano, quella notte di novembre, non è andata in scena solo la fatalità di un colpo di pistola, ma il risultato di un tessuto sociale dove le armi diventano strumenti di autoaffermazione e prestigio tra adolescenti che guardano al crimine come a un orizzonte possibile.

Adesso Caiafa si trova in carcere con un’accusa pesantissima, mentre la Procura e la Squadra Mobile continuano a indagare per ricostruire ogni dettaglio di quella notte. Ma resta l’amarezza di una generazione che gioca con le pistole come fossero giocattoli, e che troppo spesso finisce per scrivere pagine di cronaca nera destinate a trasformarsi in tragedie familiari e collettive.

RIPRODUZIONE RISERVATA Articolo pubblicato il 10 Settembre 2025 - 13:14 - Giuseppe Del Gaudio

Questo articolo è stato pubblicato il 10 Settembre 2025 - 13:14

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Giuseppe Del Gaudio

Giuseppe Del Gaudio, giornalista professionista dal 1991. Amante del cinema d'azione, sport e della cultura Sud Americana. Il suo motto: "lavorare fa bene, il non lavoro: stanca"