Nella foto la sede della Corte dei Conti di Napoli
Napoli– Un’inchiesta a tutto campo, senza eccezioni, che coinvolge l’intero sistema dei “parlamentini” napoletani.
La Procura regionale della Corte dei Conti – con il vice procuratore generale Ferruccio Capalbo – ha avviato un’indagine approfondita su tutte e dieci le Municipalità del Comune di Napoli, culminata ieri in una serie di perquisizioni condotte dal Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza nelle sedi delle Municipalità 1, 2, 6 e 9.
L’obiettivo delle indagini, coordinate dalla magistratura contabile, è duplice: accertare la legittimità dell’erogazione dei gettoni di presenza ai consiglieri e verificare il pieno rispetto degli obblighi di trasparenza amministrativa.
Il cuore dell’inchiesta ruota attorno ai rimborsi spettanti ai consiglieri per la partecipazione alle commissioni. Un elemento chiave è il raddoppio del tetto massimo di gettoni erogabili, passato da 14 a 28 al mese in questa consiliatura. Un rialzo significativo che ha moltiplicato l’onere per le casse comunali.
Le Fiamme Gialle, acquisendo i verbali delle commissioni degli ultimi due anni, stanno verificando la regolarità delle sedute. In particolare, si approfondirà il presunto svolgimento di commissioni “fittizie”: riunioni rimaste formalmente aperte per un’intera giornata ma, in realtà, prive di qualsiasi dibattito o attività sostanziale, il tutto finalizzato al mero incasso del gettone. I controlli di ieri hanno riguardato anche possibili casi di assenteismo in aula, altro elemento che potrebbe configurare un illecito.
A fare da sfondo all’indagine ci sono numeri che pongono Napoli in una posizione unica, e potenzialmente critica, in Italia. Con i suoi 300 consiglieri municipali, il capoluogo campano detiene il primato nazionale, secondo solo a Roma che però, con 360 consiglieri, amministra una popolazione oltre tre volte superiore.
Un’istruttoria interna agli uffici comunali ha evidenziato lo squilibrio: Milano, con 430mila abitanti in più, ha una municipalità in meno (9 contro 10) e 30 consiglieri meno (270). In media, ogni eletto in un “parlamentino” percepirebbe circa mille euro netti al mese, un costo complessivo che non sembra conciliarsi con la situazione di un ente, come il Comune di Napoli, formalmente in riequilibrio finanziario.
Il secondo filone d’indagine riguarda il rispetto del d.lgs. 33/2013 in materia di trasparenza. I magistrati verificheranno se i siti web istituzionali delle dieci Municipalità pubblicano correttamente e integralmente tutti i documenti previsti dalla legge (verbali, nomine, compensi). In caso di violazioni, sono previste sanzioni pecuniarie.
L’inchiesta della Corte dei Conti non nasce però nel vuoto. Ha un prologo preciso: più di un allarme lanciato dalla Ragioneria generale del Comune. Già lo scorso marzo, una nota inviata all’assessore al Bilancio aveva richiamato alla necessità di contenere la spesa, individuando l’origine del problema nella legge di bilancio 2021.
Quella norma, alzando l’indennità dei sindaci al livello dei presidenti di Regione, ha innescato un effetto a cascata che ha beneficiato anche giunte e consiglieri municipali, aggravando la situazione finanziaria.
Di fronte allo scandalo, si alza anche la voce della politica. Patrizio Gragnano, consigliere del M5S alla Municipalità 6, pur definendo i controlli "giusti e doverosi", invoca una riforma radicale del sistema. «Queste entità così come sono – afferma – altro non sono che una "riserva indiana" per le campagne elettorale del cacicco di turno. Senza una riflessione tanto vale chiuderle del tutto».
La proposta è di avviare una riforma che coniughi un rigoroso contenimento dei costi con un reale aumento dei poteri e delle risorse da destinare ai territori, trasformando le Municipalità da semplici centri di costo in efficaci strumenti di decentramento amministrativo.
L’indagine giudiziaria accenderà i riflettori sulle irregolarità, ma la soluzione di lungo periodo sembra poter venire solo da un coraggioso intervento di riordino politico-istituzionale.