Napoli – “Indagini sui gettoni di presenza? Una questione spesso strumentale, che si risolve in un nulla di fatto e che scredita chi, per volontà popolare, rappresenta i quartieri. Ma se vogliamo parlare di spreco, il vero capitolo di spesa non sono le Municipalità in sé, ma organismi come le Giunte, spesso composte da personaggi non eletti”.
Pasquale Strazzullo, ex consigliere municipale per tre mandati consecutivi, oggi non più in carica “per scelta”, rompe gli indugi sul tormentato tema dei rimborsi ai rappresentanti d’area. Lo fa con un’analisi a 360 gradi, invitando a distinguere tra polemiche sterili e nodi reali, a partire da un decentramento amministrativo mai veramente partito.
La discriminazione: pubblico vs privato
Strazzullo, che premette di non aver mai usufruito personalmente di giustifiche lavorative retribuite, punta il dito su una disparità di trattamento che distorce il sistema. “Esiste una vera e propria discriminazione tra dipendenti pubblici e privati”, spiega.
“I primi – come quelli di Asl o EAV – restano giustificati senza limiti giornalieri, continuando a percepire il loro stipendio da lavoratore, oltre ai gettoni di presenza, che però non possono superare i 14 all’anno, anche se si partecipa a 30 sedute. I dipendenti privati, invece, hanno di norma diritto a sole 6 o 7 giornate di giustifica retribuita mensili, con lo stesso tetto massimo di 14 gettoni.
In pratica, i veri beneficiari della possibilità di assentarsi sono i dipendenti pubblici, che peraltro hanno l’obbligo di produrre atti nelle commissioni”.
L’allarme: il rischio assunzioni fittizie
L’ex consigliere allarga però il campo oltre la questione dei gettoni, indicando un potenziale terreno di illecito più insidioso.Potrebbe interessarti
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Magari con livelli professionali di molto superiori alle reali capacità e ai titoli del neo-lavoratore, che è anche un consigliere eletto. Queste situazioni andrebbero a gravare illecitamente sul bilancio”, avverte Strazzullo.
La critica principale: Giunte inutili e decentramento fallito
Il cuore della riflessione di Strazzullo è però un’accusa di inefficienza strutturale. “Se vogliamo dire che le Municipalità sono inutili, la colpa è del Comune di Napoli che non ha mai attuato concretamente la riforma del decentramento dei primi anni 2000, con la gestione Iervolino”.
È da questo fallimento, secondo lui, che nasce il “vero spreco”: le Giunte municipali. “Sono spesso rappresentate da personaggi ‘trombati’ alle elezioni comunali e nominati per logiche di partito. Un organismo non indispensabile, perché l’articolo 35 del regolamento consentirebbe al Presidente di assegnare incarichi specifici direttamente ai consiglieri eletti”.
Questo, unito alla mancata autonomia gestionale delle Municipalità – che “rilasciano solo pareri non vincolanti” – rende le Giunte, composte da membri non eletti direttamente dai cittadini, “un’oneroso costo che si potrebbe sicuramente evitare”.
La fiducia nelle indagini
In attesa di sviluppi, Strazzullo chiude con un cauto ottimismo verso le attività investigative in corso. “Confidiamo nel lavoro che sta svolgendo la Guardia di Finanza”, conclude, auspicando che le indagini portino finalmente alla luce non solo eventuali irregolarità, ma le criticità di un sistema che fatica a funzionare per i cittadini.
Una richiesta di chiarezza che è anche un monito: non confondere la legittima rappresentanza dei quartieri con gli sprechi di una macchina spesso farraginosa.







Commenti (1)
Io non sono daccordo con le affermazioni di Strazzullo, perche’ sembra che parli solo di disparita tra pubblico e privato. Pero’ anche i dipendenti pubblici lavorano e meritano giustifiche. La situazione delle giunte e’ complicata.