movida a napoli
Napoli – Non è solo una battaglia tra il diritto al divertimento e il diritto al riposo. Quella che infuria nei vicoli del centro storico di Napoli, tra i bicchieri dei locali e le finestre chiuse dei palazzi, è una guerra di narrazione.
E i residenti di via Cisterna dell’Olio, 37 famiglie in prima linea, si sentono vittime silenziose di un racconto distorto che, a loro dire, privilegia gli interessi economici dei gestori della movida e mette in secondo piano un diritto costituzionale: la salute.
La protesta, portata avanti da anni, trova oggi nuova linfa in una serie di sentenze del tribunale che danno ragione ai cittadini, ma che, sostengono, rimangono inapplicate o ignorate nel dibattito pubblico. “Stiamo assistendo a una narrazione distorta della realtà dove si prova a giustificare e a difendere l'indifendibile”, accusa all'ANSA un portavoce dei residenti. “Le nostre ragioni vengono lasciate nel silenzio. Si dà spazio solo alla difesa degli interessi commerciali, senza che si evinca una chiara presa di posizione delle istituzioni per garantire il nostro diritto a una vita vivibile”.
Il cuore della polemica non è solo il rumore notturno, ma l’apparente immobilismo delle istituzioni di fronte a un conflitto diventato ormai cronico. I residenti portano come argomento forte una comparazione amara: “In Italia – spiega il portavoce – si decide di chiudere fabbriche inquinanti, mandando a casa centinaia di operai, pur di tutelare la salute sancita dalla Costituzione. Qui, di fronte a un inquinamento acustico e a una qualità della vita deteriorata che anche la magistratura ha riconosciuto, sembra che gli interessi commerciali abbiano la priorità”.
Il riferimento è a precise pronunce giudiziarie che hanno sancito come l’intensità e la prolungata durata della movida in quelle stradine rappresenti una violazione palese delle norme sul quieto vivere, imponendo in alcuni casi limiti stringenti o la chiusura anticipata di alcune attività. Sentenze che, secondo i comitati, non hanno trovato piena e convonta applicazione da parte degli organi competenti.
L’appello che lanciano oggi è quindi prima di tutto politico e culturale, prima che giudiziario: “A prescindere dalle sentenze, vorremmo che le dichiarazioni e le decisioni di chi ci amministra ci facessero chiaramente capire da che parte sta il Comune”. Una richiesta di schieramento netto che chiama in causa il sindaco Gaetano Manfredi e la sua giunta, costantemente in bilico tra la necessità di regolamentare un fenomeno economico e sociale vitale per la città e il dovere di tutelare chi in quelle strace ci vive.
La palla passa dunque all’Amministrazione comunale, chiamata a trovare un equilibrio impossibile: salvaguardare un settore economico che dà lavoro e caratterizza la città, senza calpestare i diritti fondamentali di chi quella città la abita 24 ore su 24. Il rischio, altrimenti, è che la guerra della movida si trasformi in una crisi di fiducia tra i cittadini e le istituzioni, con un conflitto sempre più radicato e difficile da sanare.
Questo articolo è stato pubblicato il 11 Settembre 2025 - 14:49