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Marchesini Group ha raccolto e rielaborato risposte ed ora arriva 'Act Now'

6.000 voci dalla "Future Box", e l'ottimismo vince la paura
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Bologna. "Il guaio del nostro tempo è che il futuro non è più quello di una volta". Il poeta e filosofo francese Paul Valery lo scriveva più di un secolo fa, ma l'aforisma è quanto mai attuale in questa epoca di grandi capovolgimenti storici, economici e sociali, dominata dal 'qui e ora'.

E allora cos'è il futuro? Ed esiste ancora come spazio ideale in cui proiettare le aspettative per un domani migliore? La risposta è (in linea di massima) 'sì', come certifica l'esperimento condotto lo scorso anno dal Gruppo Marchesini a Bologna per celebrare i 50 anni della fondazione dell'azienda di Pianoro, uno dei maggiori player mondiali nella produzione di macchinari per il packaging.

Quasi 5.000 persone sono entrate nella Future Box, l'installazione multimediale allestita in piazza Maggiore a Bologna dal 18 al 22 settembre, altri mille hanno risposto online alle domande sul Portale del Futuro per un grande test collettivo. Per dire cosa? Che il futuro non è uno solo.

I dati raccolti sono stati analizzati con l'aiuto dell'Italian Institute for the Future e dell'Università di Bologna (in particolare del Marconi Institute for Creativity): come nel multiverso dei fumetti Marvel, le varianti si moltiplicano, lo sguardo si allunga e si accorcia in maniera inversamente proporzionale all'età o si deforma per effetto dei bias. Una prospettiva che rischia di disorientare, ma che, è il messaggio di Marchesini Group, non deve spaventare.

Per questo, la società bolognese assieme alla Fondazione Marchesini Act torna con un nuovo evento, non un'iniziativa singola, ma un appuntamento annuale per fare una cosa che le comunità forse non sono più abituate a fare: riflettere sul futuro. A Pianoro, nel quartier generale del Gruppo Marchesini, l'1 ottobre dalle 17.30, si svolgerà 'Act Now. Atelier dei Futuri: piccoli gesti di oggi che cambiano la storia di domani'.

"Vorremmo tentare di abbattere il muro della paura di un futuro incerto: il futuro è incerto per sua natura, ma vogliamo provare ad averne meno paura, mettendo in comune le nostre idee. Per cui abbiamo pensato di fare un evento l'1 ottobre, che si chiamerà 'Act Now' dove rifletteremo sul futuro e ci prenderemo anche degli impegni", spiega Valentina Marchesini.

L'ottimismo, del resto, è quasi obbligatorio. Sul Portale del Futuro, dalle 986 risposte fornite online è emerso, per esempio, che, per la maggior parte delle persone il futuro è percepito in modo positivo. Tuttavia, non esiste una definizione univoca: ciascuno si concentra su aspetti diversi, a dimostrazione di quanto il concetto di futuro sia personale e sfaccettato. In generale, viviamo in una società che tende a non pensare al futuro o che lo fa in modo confuso, incerto e frammentato.

"Pensare al futuro, anzi ai futuri, non è un'attività usuale: uno dei risultati più sorprendenti è stato proprio che i più giovani sono quelli che hanno una visione futura più a breve termine.

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Invece, le persone più avanti con l'età sono capaci di interpretare futuro come il prossimo secolo", spiega Giovanni Emanuele Corazza, professore ordinario al dipartimento di Ingegneria dell'Alma Mater e fondatore del Marconi Institute for Creativity.

"A tutto questo si associa una certa incertezza: noi viviamo l'epoca dell'incertezza che è anche contraddistinta da un acronimo 'VUCA' che sta per 'volatile, incerto, uncertain, complesso e ambiguo' e prendere decisioni in questa fase storica è diventato sempre più difficile. A questo si associano dei bias, quindi delle modalità standard di pensare ai futuri e delle euristiche, delle scorciatoie che noi , osserva Corazza.

"Il futuro individuale è proiettato in modo positivo, in generale, e molti molti pensano ad aspetti sociali, quindi il benessere non solo individuale ma della popolazione è effettivamente una priorità per tanti. Una delle proiezioni più frequenti è quello di un futuro in cui c'è una sostenibilità ambientale garantita per tutti.

Diciamo che questi ultimi decenni hanno addestrato la popolazione a pensare ai problemi del cambiamento climatico e le esperienze, anche drammatiche, dovute a sempre più frequenti eventi meteorologici molto forti, fanno sì che questa sia effettivamente una priorità molto sentita", certifica il docente.

"Studiare i futuri è una disciplina, si chiama Future Literacy o Future Studies. Il secondo livello è il foresight, cioè la la capacità di aprire un ventaglio di futuri alternativi anche significativamente diversi da quelli che tutti si aspettano, quindi ammettendo la possibilità di quelli che vengono chiamati cigni neri.

La necessità di navigare l'incertezza non viene insegnata tipicamente a scuola, però iniziative come quella del Gruppo Marchesini possono da fare un primo passo in questa direzione, ovvero vedere le alternative, non come minacce, ma come opportunità", osserva Corazza.

"Festeggiando il cinquantesimo avevamo pensato che non ci piaceva pensare al passato, ma volevamo pensare ai prossimi 50 anni. Quindi abbiamo condotto la comunità, la nostra la comunità estesa, nel provare a fare delle riflessioni sui prossimi anni, sul futuro", racconta Marchesini.

"Sono capaci tutti di andare per mare, quando il mare è calmo. Quando si infuria o ci sai andare o rischi molto. Oggi, come con il Covid, siamo nello stesso mare in tempesta: bisogna navigarlo, non puoi uscire da quel mare, ci devi stare dentro. Sicuramente è un tempo difficile, ma noi abbiamo, come azienda e come comunità, tutti gli strumenti per farcela", conclude.

A dare il via ad 'Act Now' sarà Nicoletta Boldrini, giornalista, divulgatrice, esperta in Futures Studies che condurrà i partecipanti in un nuovo viaggio interattivo e ispirazionale nel quale il Futures Thinking, disciplina per pensare al futuro in modo strutturato, farà da bussola. Seguirà un workshop, una sorta di grande gioco collettivo che porterà le persone a tradurre l'immaginazione in responsabilità e azione nel presente.

Articolo pubblicato il 8 Settembre 2025 - 14:27 - A. Carlino

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