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13 Settembre 2025 - 19:18

Femminicidio Carbonaro, il legale della famiglia: "Non fu un raptus. Martina poteva essere salvata"

Di Giuseppe Del Gaudio

Afragola– Non fu un raptus. Ne è convinto l’avvocato Sergio Pisani, legale della famiglia di Martina Carbonaro, la 14enne uccisa lo scorso 26 maggio ad Afragola dall’ex fidanzato, Alessio Tucci, 17 anni. Una tragedia che ha sconvolto la comunità e che, a mesi di distanza, continua a sollevare interrogativi e polemiche.

Al centro delle dichiarazioni del legale c’è la consulenza medico-legale depositata in Procura dalla dottoressa Raffaela Salvarezza, dirigente della Asl Napoli Nord, incaricata di eseguire l’autopsia.

Una relazione che ha confermato la brutalità dell’aggressione: quattro colpi alla testa, inferti con un masso, che hanno provocato un trauma cranico letale. Martina non è morta subito: la sua agonia sarebbe durata fino a un’ora.

"Se davvero ha sofferto così a lungo – ha dichiarato Pisani – vuol dire che non si trattò di un gesto improvviso, di follia momentanea, ma di un’azione violenta e reiterata. Inoltre, se quel cantiere fosse stato sorvegliato come previsto, qualcuno avrebbe potuto soccorrerla".

Il caso del cantiere PNRR

L’avvocato Pisani sottolinea un punto sin dall’inizio dell’inchiesta: il luogo del delitto non era un edificio abbandonato, ma un cantiere pubblico attivo, finanziato con fondi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR). Un’area che avrebbe dovuto essere sorvegliata e messa in sicurezza, ma che al contrario è rimasta incustodita, diventando teatro di una tragedia annunciata.

Una circostanza che potrebbe aprire un nuovo filone investigativo sulla responsabilità per l’assenza di vigilanza.

La difesa di Tucci

Sul fronte opposto, la difesa del 17enne arrestato cerca di riportare la dinamica nell’alveo delle dichiarazioni rese dall’imputato. «Gli esiti dell’autopsia – ha spiegato l’avvocato Mario Mangazzo, legale di Tucci – confermano quanto dichiarato dal ragazzo sia davanti al pm che al gip: ha ammesso di aver colpito Martina tre o quattro volte. I riscontri medico-legali vanno nella stessa direzione».

Per l’accusa, però, resta in piedi l’ipotesi di un gesto maturato per il rifiuto della ragazza di proseguire una relazione. Una ossessione possessiva, non un raptus, che ha trasformato un confronto tra adolescenti in un delitto efferato.

Il femminicidio di Martina e il dramma in Campania

Il caso Carbonaro si inserisce in una lunga e dolorosa scia di sangue che in Campania continua a fare vittime. Giovani donne e madri uccise per mano di uomini che non accettano la fine di una relazione o un rifiuto. Negli ultimi anni, i dati registrano una crescita dei femminicidi in ambito domestico e relazionale, con Napoli e la sua provincia tra i territori più colpiti.

Dietro ogni statistica ci sono storie di ossessioni trasformate in violenza, di rapporti malati che sfociano in tragedia. La vicenda di Martina, appena 14 anni, colpisce ancora di più perché riporta alla luce la vulnerabilità degli adolescenti, l’assenza di strumenti di prevenzione e di protezione, ma anche la necessità di vigilare sugli spazi pubblici che diventano luoghi di degrado e pericolo.

L’attesa per il processo

L’inchiesta della Procura di Napoli Nord prosegue con ulteriori accertamenti tecnici, mentre la famiglia di Martina, assistita dall’avvocato Pisani, chiede verità e giustizia. Per loro non fu un raptus: Martina è stata inseguita, colpita e lasciata agonizzante in un cantiere che avrebbe dovuto essere protetto.

Il processo non sarà soltanto la ricostruzione di un delitto atroce, ma anche un banco di prova per una comunità e un territorio segnati dal fenomeno dei femminicidi. La storia di Martina, come tante altre, rischia di diventare una delle tante cronache nere, ma la sua giovane età e le circostanze dell’omicidio impongono una riflessione più ampia: cosa stiamo facendo per fermare questa catena di violenza?

RIPRODUZIONE RISERVATA Articolo pubblicato il 13 Settembre 2025 - 19:18 - Giuseppe Del Gaudio

Questo articolo è stato pubblicato il 13 Settembre 2025 - 19:18

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Giuseppe Del Gaudio

Giuseppe Del Gaudio, giornalista professionista dal 1991. Amante del cinema d'azione, sport e della cultura Sud Americana. Il suo motto: "lavorare fa bene, il non lavoro: stanca"