«Chi guida una categoria deve tenere la lanterna, deve illuminare la strada». Con questa immagine Vincenzo D’Anna, presidente della Federazione Nazionale degli Ordini dei Biologi, riassume la sua visione per i biologi italiani del terzo millennio. Una professione che, grazie alle recenti riforme e ai decreti in arrivo sulle lauree abilitanti, non solo avrà più certezze ma potrà allargare i propri orizzonti fino allo spazio.
D’Anna rivendica l’aumento dei posti nelle Scuole di Specializzazione e la possibilità, per i biologi, di occupare quelli lasciati vacanti dai medici.Potrebbe interessarti
Neonata partorita nel water: arrestata la mamma era sotto effetto del crack
Allarme al test di Medicina: "copie" in rete, il Ministero indaga
Frode fiscale internazionale da 33 milioni, maxi-sequestro tra Campania e Veneto
Cellulari ai detenuti in alta sicurezza: indagine su 31 persone e blitz in 12 carceri italiane
E lo dimostra l’esperienza della Space Factory di Napoli, dove due giovani biologi, grazie a borse di studio Fnob, parteciperanno a esperimenti in microgravità con applicazioni in campo biotecnologico e farmaceutico. Un percorso che ha ispirato lo stesso D’Anna a proporre al MUR l’istituzione di un nuovo corso di laurea in Biologia e Bio Medicina Spaziale. «Per aspera ad astra – conclude – il futuro della biologia passa dalle stelle».






Commenti (1)
L’articolo parla di cose impurtanti per i biologi, ma non so se le riforme sono veramente efficaci. Molti biologi sono ancora confusi su come saranno le loro opportunità nel futuro, serve chiarezza e piu informazione per tutti.