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Cardito: "Quelli che stavano prima stanno in carcere, ora comandiamo noi". Arrestati 3 del clan Ullero

Estorsione ai danni del titolare di una sala slot di Cadito. la denuncia dell'uomo fa scattare gli arresti
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Cardito- La coraggiosa denuncia del titolare di una sala slot di Cardito ha posto fine alla carriera di camorristi di tre esponenti del clan Ullero. Sono accusati di tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso e concorso.

Si tratta di Antonio Auletta, 54 anni, Geremia Iavarone, 29 anni e Cristofer Troia, 22 anni. A spedirli in carcere la Dda di Napoli che ha ottenuto un'ordinanza di custodia cautelare emessa dal Giudice per le Indagini Preliminari  del Tribunale di Napoli Mariano Sorrentino.

La tentata estorsione: "Pizzo" sulle slot machine

Secondo l'impianto accusatorio, i tre indagati volevano costringere procacciatore d'affari e collaboratore di una ditta di slot machine a versare due distinte somme di denaro.

La dinamica ricostruita dagli inquirenti parla di un chiaro metodo camorristico, con minacce esplicite e implicite volte a far credere alla vittima di trovarsi di fronte a esponenti della criminalità organizzata locale. I fatti contestati si sarebbero svolti il 15 luglio 2025 a Cardito, nella località Carditello in Piazza Giovanni XXIII.

Le minacce: "Adesso comandiamo noi"

Il ruolo di Geremia Iavarone  sarebbe stato quello di intermediario: l'uomo avrebbe invitato il procacciatore sul luogo dell'incontro, presentandogli poi gli altri due indagati, Antonio Auletta e Cristofer Troia, e partecipando attivamente alla fase estorsiva, intimando alla vittima: "Domani parla con il titolare, sentiamoci e ci vediamo".

Le minacce più dirette, cariche di un'inquietante aura criminale, sarebbero state pronunciate da Antonio Auletta: "Quelli che ci stavano prima ora sono carcerati, adesso comandiamo noi, ci devi dare 500,00 euro a Natale, Pasqua e Ferragosto per tenere le slot nel locale bar Reverse".

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"Entro domani mattina devi levare tutte le slot dal bar, sennò rompo tutto".

La richiesta estorsiva annuale, il classico "pizzo", ammontava a 1500 euro da versare in tre rate in concomitanza con le festività di Natale, Pasqua e Ferragosto, per consentire la permanenza delle slot machine nel bar.

A questa, se ne aggiungeva un'altra da 3.000 euro, richiesta come metà di un pagamento di 6.000 euro che la vittima avrebbe dovuto ricevere per un lavoro di rinnovo locali nel medesimo bar, cifra che l'azienda di slot machine aveva anticipato. "Allora i 6000,00 me li faccio dare io e facciamo 3000,00 a te e 3000,00 a noi", avrebbe incalzato Auletta.

Anche Cristofer Troia avrebbe contribuito all'intimidazione con la frase: "Se entro domani non paghi devi togliere tutte le slot dal bar altrimenti ti rompo tutto".

La coraggiosa denuncia

Subito dopo l'incontro, mentre il mediatore si allontanava, Troia lo avrebbe richiamato indietro intimandogli di non portare con sé il cellulare: "Lascia il telefono in auto e vieni".

Il tentativo di estorsione, tuttavia, non è andato a buon fine per la coraggiosa denuncia dell'imprenditore  alle forze dell'ordine.

RIPRODUZIONE RISERVATA Articolo pubblicato il 30 Settembre 2025 - 08:31 - Giuseppe Del Gaudio

Commenti (3)

E un fatto molto grave quello che è successo a Cardito, la criminalità organizzata non deve avere spazio nelle nostre vite. Speriamo che la giustizia faccia il suo corso e che i responsabili vengano puniti severamente per le loro azioni.

La denuncia dell’imprenditore è sicuramente un atto coraggioso, ma ci sono troppe persone che ancora hanno paura di parlare. La società deve sostenere chi si oppone alla mafia e far sentire la propria voce contro questi crimini.

Si, ma è strano come certe situazioni continuano a ripetersi nel tempo, nonostante ci siano denunce e arresti. Dobbiamo fare di più per combattere queste forme di estorsione e intimidazione nei nostri quartieri.

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