

Nella foto la vittima Tommaso Covito e il boss Luigi Di Martino o' profeta
Non luogo a procedere. È questa la decisione arrivata dal Tribunale di Napoli sul caso dell’omicidio di Tommaso Covito, ucciso a Santa Maria la Carità il 12 novembre del 2000, nel pieno della sanguinosa guerra di camorra che insanguinava l’area stabiese.
Ad uscire indenne dal processo è Luigi Di Martino, detto “’o profeta”, per anni considerato il reggente del clan Cesarano e indicato come esecutore materiale di quell’agguato.
La sentenza è stata pronunciata dal giudice dell’udienza preliminare, la dottoressa Campanaro, che ha accolto in pieno le argomentazioni degli avvocati difensori, Marcello Severino e Dario Vannetiello.
Un verdetto che ribalta le aspettative della pubblica accusa: per Di Martino la richiesta iniziale era l’ergastolo, sostenuta da un impianto probatorio che appariva robusto.
A puntare il dito contro di lui, infatti, non erano solo i familiari della vittima ma anche cinque collaboratori di giustizia, oltre a un corposo fascicolo di intercettazioni. Eppure, le “sottili e articolate questioni giuridiche” sollevate dalla difesa hanno fatto crollare il castello accusatorio.
Il proscioglimento ha avuto conseguenze immediate: è stata dichiarata la perdita di efficacia della misura cautelare che aveva riportato Di Martino in cella nel settembre scorso, all’esito di una maxi-inchiesta sulla criminalità organizzata nel comprensorio stabiese. L’ex boss, tuttavia, resta comunque detenuto: sta già scontando una pena per altri reati.
L’omicidio Covito resta dunque un "Cold case" senza un colpevole certo, a distanza di venticinque anni. Un delitto che segnò una delle fasi più calde dello scontro tra clan per il controllo del territorio, quando le strade di Castellammare e dintorni erano teatro di agguati, intimidazioni e regolamenti di conti.
Oggi la decisione del gup aggiunge un nuovo capitolo a quella stagione di sangue: Luigi Di Martino, l’uomo che per la DDA fu uno dei più spietati boss della criminalità stabiese, non potrà più essere processato per quell’omicidio.
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La decisione del tribunale è davvero sorprendente, nonostante le prove a carico di Di Martino fossero molte. È difficile capire come si possa arrivare a una sentenza del genere. La giustizia sembra non essere sempre equa in questi casi.
Vorrei sapere chie il giudice che nn la condannato