Nella foto Francesco Ignazio Rinaldi e Salvatore Attanasio
Prima una lite di viabilità con danni a un'auto poi l'intervento delle donne del clan con relativa aggressione. Era il 16 aprile scorso quando per questi futili motivi è scoppiata di nuovo la faida tra I Rinaldi-Reale e i D'Amico "Gennarella" del rione Villa.
Protagonisti inconsapevoli dello scontro che si si è trasformato in una nuova lotta di attentati e stese di camorra tra i clan sono stati Giuseppe Improta figlio di Gennaro (esponente di spicco del clan D’Amico attualmente detenuto) avrebbe rotto il
vetro della Fiat Panda di Pasquale Rinaldi figlio di Vincenzo (ras ucciso il 30 aprile 2003).
"Bastardo, non sparare… stanno le femmine e le creature". Con queste parole, urlate nel panico davanti alla folla, Francesco Rinaldi, detto Ignazio, tentò di fermare la mano del sicario che lo aveva preso di mira durante la processione del Venerdì Santo.
Era il 18 aprile scorso, a San Giovanni a Teduccio, nel cuore della periferia orientale di Napoli, quartiere da decenni insanguinato da una delle faide più feroci della camorra: quella tra i Rinaldi-Reale e i D’Amico, detti i Gennarella dal nome del rione Villa, loro storica roccaforte.
Quel giorno, mentre i fedeli seguivano il corteo religioso davanti alla chiesa della Madonna di Lourdes, la tregua tra i due clan si spezzò fragorosamente. Gli spari, esplosi in mezzo alla folla, non colpirono il bersaglio ma segnarono la ripresa di una guerra mai davvero sopita.
La risposta non tardò: il giorno successivo, secondo gli inquirenti, e come ricostruito da Il Roma, proprio Ignazio Rinaldi, insieme a un complice, imbracciò un’arma e fece fuoco contro il fortino dei rivali in via Nuova Villa.
Era il 19 aprile. Pochi mesi dopo, Francesco Rinaldi, 36 anni, figlio di Gennaro detto ’o lione e nipote dello storico boss Ciro Mauè, si ritrova in carcere insieme a Salvatore Attanasio, 35 anni, figlio di un esponente di spicco della cosca D’Amico.
Entrambi sono ritenuti dagli investigatori uomini di fiducia del cartello Rinaldi-Reale. Nei loro confronti la Direzione Distrettuale Antimafia contesta i reati di pubblica intimidazione con uso di armi, detenzione e porto abusivo di armi e concorso nella “stesa” di Pasqua.
Il gip di Napoli ha convalidato il fermo tre giorni fa, emettendo un’ordinanza di custodia cautelare che fotografa l’ennesimo capitolo di una guerra di camorra che da oltre dieci anni divide il quartiere di San Giovanni.
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