Cronaca Giudiziaria

Camorra e corruzione, 17 misure cautelari: le mani dei Casalesi sugli appalti di rifiuti e sanificazioni

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Napoli – Un sistema corruttivo capace di condizionare gare pubbliche e appalti milionari, fondato sulla complicità di funzionari infedeli e sulla forza di penetrazione del clan.

È quanto emerso dall’inchiesta coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Napoli che, all’alba, ha portato all’esecuzione di 17 misure cautelari in diverse province della Campania e anche a Roma.

Al centro delle indagini c’è un imprenditore già condannato per la sua vicinanza al clan dei Casalesi, fazione Schiavone-Bidognetti, considerato un vero e proprio “dominus” nel settore dei rifiuti e delle sanificazioni.

Dopo un periodo di detenzione, secondo gli inquirenti avrebbe ripreso le stesse attività per le quali era stato condannato: pilotare appalti pubblici grazie a una fitta rete di relazioni con amministratori locali, dirigenti di aziende sanitarie e manager di imprese.

Il “sistema” corruttivo

L’indagine ha fatto emergere un collaudato meccanismo basato su mazzette e accordi sottobanco. Il metodo era semplice e redditizio: gli imprenditori che volevano vincere gare e commesse si rivolgevano al gruppo criminale, accettando di versare una percentuale fissa sul valore dell’appalto. In cambio, ricevevano l’appoggio del network corruttivo che garantiva l’aggiudicazione.

Nel settore della raccolta rifiuti, gestita dai comuni, le indagini hanno documentato pressioni e accordi con amministratori locali per orientare le procedure.

Nel comparto delle sanificazioni, invece, il sistema si basava su un vero e proprio cartello di imprese che si spartivano le gare a rotazione, con la certezza che il meccanismo sarebbe stato “oliato” da tangenti e favori.

Subappalti e capitali nascosti

In molti casi, le aziende che si aggiudicavano le gare affidavano parte dei lavori in subappalto a ditte compiacenti, alimentando così il circuito illecito e garantendo al gruppo criminale un ulteriore margine di guadagno.

A fine 2023, durante una perquisizione, i carabinieri hanno trovato oltre due milioni di euro nascosti nell’abitazione di uno degli imprenditori del cartello: una liquidità che, secondo gli investigatori, veniva in parte accumulata e in parte consegnata al “dominus” attraverso una rete di complici incaricati di movimentare e custodire il denaro.

Come funzionava il sistema

Percentuale fissa

: chi voleva vincere un appalto doveva versare una “quota” in percentuale sull’importo aggiudicato.

Rifiuti e sanificazioni: i settori più esposti, gestiti attraverso accordi con amministratori locali e cartelli di imprese.

Rotazione garantita: nel comparto delle pulizie e sanificazioni, le ditte si spartivano le gare a turno, con la certezza di vincere.

Subappalti pilotati: le ditte vincitrici affidavano parte dei lavori ad altre aziende compiacenti.

I soldi nascosti in casa

A fine 2023, durante una perquisizione, i carabinieri hanno trovato oltre due milioni di euro in contanti nascosti nell’abitazione di uno degli imprenditori coinvolti. Denaro che, secondo le indagini, era destinato a finire nelle mani del “dominus” attraverso una rete di complici incaricati di movimentarlo e custodirlo.

 

RIPRODUZIONE RISERVATA Articolo pubblicato il 9 Settembre 2025 - 10:31 - Giuseppe Del Gaudio
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Giuseppe Del Gaudio

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