Il proiettile consegnato nelle mani di don Maurizio Patriciello, durante la messa dei bambini al Parco Verde di Caivano. Un gesto clamoroso e inedito nelle cronache criminali della zona, che porta con sé interrogativi inquietanti: atto isolato di un uomo fragile o messaggio studiato da chi, dietro le quinte, continua a esercitare il potere della camorra?
Il gesto e l’arresto
Protagonista della vicenda è Vittorio De Luca, 75 anni, suocero di Domenico Ciccarelli, capo del clan che porta il suo nome. Domenica mattina, durante la funzione nella chiesa di San Paolo Apostolo, De Luca si è messo in fila per ricevere la comunione. Al posto dell’ostia ha consegnato al parroco un pacchetto: dentro, avvolto in un foglio di giornale, un proiettile calibro 9x21.
Un’azione plateale, avvenuta sotto gli occhi dei fedeli e dei bambini, interrotta soltanto dall’intervento della giornalista Marilena Natale, presente in chiesa sotto scorta per le minacce ricevute dai Casalesi.
È stata lei a strappare il pacchetto dalle mani del sacerdote e a consegnarlo agli uomini della sicurezza. «Chi ti manda?» ha chiesto al 75enne. La risposta: «Non te lo posso dire, altrimenti mi ammazzano».
Condotto in caserma e interrogato a lungo, De Luca è stato arrestato con l’accusa di atti persecutori aggravati dal metodo mafioso. Non era la prima volta che prendeva di mira don Patriciello: già lo scorso anno lo aveva minacciato con un coltello.
La reazione dello Stato
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L’ombra della camorra
Resta l’enigma sulla natura dell’atto. Don Maurizio Patriciello non nasconde i suoi timori: «Spero che non ci sia una regia occulta. In questi giorni la situazione al Parco Verde è ingarbugliata. Dopo gli ultimi arresti del clan Ciccarelli si è creato un vuoto di potere che destabilizza tutto il quartiere».
L’episodio si inserisce infatti in un contesto di forte tensione. La sera precedente al gesto, una “stesa” aveva seminato paura: una decina di uomini armati aveva esploso numerosi colpi in strada. Poche ore dopo, De Luca si era presentato in chiesa. «Io gli ho chiesto cosa fosse successo – ha raccontato il parroco – e lui mi ha risposto: “A me non fanno nulla, sono stato dichiarato incapace di intendere e volere”. Parole che mi hanno fatto pensare che venga usato come pedina, perché non avrebbe conseguenze legali».
La voce del parroco
Don Patriciello, simbolo della resistenza civile contro le mafie, ha continuato a celebrare messa nonostante l’intimidazione. Ma non nasconde l’amarezza: «Mi dispiace per Vittorio, lo conosco da tanti anni. Mi dispiace che lo abbia fatto durante la comunione dei bambini: è stato un gesto blasfemo. La messa ce la devono lasciare, quella non si tocca».
Il sacerdote sottolinea anche la solitudine del territorio: «Da più di vent’anni chiedo ai governi di intervenire. Sono venuti ministri e politici, hanno promesso, ma i risultati sono sotto gli occhi di tutti. Il Parco Verde resta un luogo segnato dal peccato originale del male: migliaia di persone ammassate in palazzi senza futuro».
Un segnale da non sottovalutare
Il proiettile consegnato in chiesa rappresenta un salto di qualità nelle intimidazioni: non un gesto clandestino, ma un atto pubblico, carico di simboli, compiuto davanti ai fedeli e ai bambini. Per gli investigatori sarà ora cruciale stabilire se De Luca abbia agito di propria iniziativa o se dietro di lui ci sia la mano dei clan, pronti a riaffermare la loro presenza in un territorio in cui lo Stato fatica ancora a radicarsi.
Don Patriciello, intanto, non arretra: «Sto bene, ma è stato un gesto doloroso. Mi ha ferito di più perché avvenuto davanti ai bambini, che sono il nostro futuro. Un futuro che qui al Parco Verde sembra sempre un po’ incerto».







Commenti (1)
E un fatto veramente strano quello che e successo in chiesa. Non si capisce bene se Vittorio De Luca avesse un vero messaggio da portare o se fosse solo un uomo confuso. La situazione al Parco Verde e complicata e fa paura a tutti.