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Aggressione a Filippo Turetta nel carcere di Montorio: tensione tra i detenuti

Di Giuseppe Del Gaudio

Verona – Filippo Turetta, il giovane detenuto nel carcere di Montorio (Verona) per il femminicidio dell’ex fidanzata Giulia Cecchettin, è stato aggredito da un altro recluso alla fine di agosto.

Secondo quanto riportato dal quotidiano L’Arena, l’episodio ha coinvolto un detenuto di 55 anni, condannato per omicidio e tentato omicidio, che avrebbe colpito Turetta, anche se non è ancora chiaro se si sia trattato di un singolo pugno o di un pestaggio più grave.

I fatti e il contesto

L’aggressione è avvenuta nella quarta sezione del carcere, destinata ai detenuti comuni, dove Turetta era stato trasferito a fine estate dalla terza sezione, riservata ai reati di genere.

Il trasferimento, dovuto al sovraffollamento delle celle (25 posti occupati da tre detenuti ciascuna), aveva già sollevato preoccupazioni da parte dei legali di Turetta, che avevano segnalato il rischio di episodi di violenza.

La direzione del carcere, tuttavia, non ha potuto accogliere la richiesta di riportare Turetta nella sezione protetta a causa della mancanza di spazio.Il responsabile dell’aggressione, che aveva manifestato apertamente il suo dissenso per la presenza di Turetta nella quarta sezione, è stato punito con 15 giorni di isolamento.

Una volta terminata la sanzione, il 55enne è stato trasferito in una cella singola danneggiata da un precedente incendio. In segno di protesta, avrebbe intrapreso uno sciopero della fame e della sete, rifiutando anche i farmaci prescritti

Le reazioni

I legali di Turetta temono che l’ostilità nei confronti del loro assistito possa intensificarsi, considerando la natura del crimine commesso e l’atteggiamento di molti detenuti verso chi si macchia di reati simili.

“La violenza non è mai la risposta”, ha dichiarato Gino Cecchettin, padre di Giulia, intervenendo alla rassegna Pordenonelegge. “Non provo soddisfazione per l’aggressione subita da Turetta, perché episodi del genere dimostrano che c’è ancora molto lavoro da fare. La violenza, anche in contesti come il carcere, va condannata.

Per Gino Cecchettin “La violenza non è mai la risposta”

Dobbiamo educare le persone a riconoscere che i sentimenti che portano a questi gesti sono sbagliati”.Un caso che scuote l’opinione pubblicaL’episodio riaccende i riflettori sulle condizioni delle carceri italiane, in particolare sul problema del sovraffollamento e sulla gestione dei detenuti coinvolti in reati di forte impatto emotivo.

La vicenda di Turetta, già al centro di un caso mediatico per l’efferato omicidio di Giulia Cecchettin, continua a generare dibattito, evidenziando le difficoltà di garantire la sicurezza all’interno degli istituti penitenziari e la necessità di interventi educativi per contrastare la cultura della violenza.

Resta alta l’attenzione sulle misure che la direzione del carcere di Montorio adotterà per prevenire ulteriori episodi e tutelare i detenuti, mentre la famiglia Cecchettin continua a lanciare un messaggio di condanna della violenza in ogni sua forma, chiedendo un cambiamento culturale profondo.

Articolo pubblicato il 18 Settembre 2025 - 14:50 - Giuseppe Del Gaudio
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Giuseppe Del Gaudio

Giuseppe Del Gaudio, giornalista professionista dal 1991. Amante del cinema d'azione, sport e della cultura Sud Americana. Il suo motto: "lavorare fa bene, il non lavoro: stanca"